Condannato alla prigionia dopo uno scontro con la polizia, il reduce del Vietnam John Rambo (Sylvester Stallone) viene liberato e richiamato per una missione top-secret che lo porterà nuovamente nel sud-est asiatico, con il rischioso compito di liberare i prigionieri di guerra americani.
Nel difficile tentativo di bissare il successo del capostipite, uscito tre anni prima, Rambo 2 – La vendetta sposta il focus della narrazione dal dramma interiore del protagonista verso l'azione pura, attraverso un'operazione più dozzinale ma, a suo modo, abbastanza efficace. Il ruvido George Pan Cosmatos sostituisce in cabina di regia il ben più esperto Ted Kotcheff, e i risultati si vedono: il corpo di Sylvester Stallone, sempre più simbolo dell'action anni '80, incarna un personaggio di poche parole ma molti fatti, un'autentica macchina da battaglia. Il risultato è una pellicola poco ragionata, priva di sottotesto politico e di critica sociale, che rimane una celebrazione dell'uomo americano che combatte e vince contro tutti a differenza dei nemici, dipinti con rara superficialità. Seguito da Rambo III (1988) di Peter MacDonald e John Rambo (2008) di Stallone.