Kirk Cooper (Henry Silva) e Mike Martin (Harrison Muller Jr.), agenti della CIA, indagano nel Sud-est asiatico per sgominare un traffico di droga ordito dal boss Polo (Woody Strode). La sorte beffarda farà in modo che i tre, ex commilitoni durante il conflitto in Vietnam, si rincontrino per combattere una guerra privata che non farà sconti. Pietoso tentativo di rinnovamento da parte di Fernando Di Leo, legato indissolubilmente al genere poliziesco/noir. Sulla scorta di modelli di cinema d'azione in voga nei primi anni Ottanta, il regista tenta la strada della guerriglia, perdendosi purtroppo in una foresta di maldestre ovvietà. L'ambientazione nella campagna romana (che vorrebbe ricreare le giungla del Laos), le sequenze d'azione impacciate e scolastiche, le interpretazioni dilettantesche e il soggetto (che mixa vendetta e violenza nella maniera più banale possibile) relegano Razza violenta nel novero degli esperimenti falliti, segno inequivocabile di un chiaro declino artistico. Produzione di scarso livello e resa visiva ridotta al lumicino per un titolo da dimenticare. Sceneggiatura firmata da Di Leo e Nino Marino, musiche di Paolo Rustichelli.