Impiegata in un centro di sorveglianza, Jackie (Kate Dickie) trascorre le sue giornate guardando le immagini riprese dalle telecamere di sicurezza. Osservando la quotidianità degli individui che passano davanti all'obiettivo, riconosce un giorno il volto di una persona che non vedeva da tempo: il destino è in agguato. Esordio al lungometraggio per Andrea Arnold, Red Road fa parte del progetto di Lars Von Trier "Advance Party", con la realizzazione di tre opere da parte di autori differenti intorno agli stessi personaggi. Premio della Giuria al Festival di Cannes nel 2006, il film è un dramma che parla di solitudine e di perdita di umanità: seguendo gli stilemi del Dogma (la camera a mano in primis), la regista aggredisce una contemporaneità fredda e realistica. Ciò che misura il distacco è il punto di vista, parte integrante dell'impianto strutturale, che agisce ambiguo e immorale, a volte lucido e a volte in preda alla frenesia. La messa in scena è totalizzante: una soggettiva ossessiva della protagonista che si aggira in un contesto urbano e periferico malfamato, messo in scena senza troppi convenevoli. Il movimento è dato dal continuo cambio di prospettiva, indice dello smarrimento dei punti di riferimento e di ogni significato: la Arnold fatica però a equilibrare le componenti filmiche, riponendo interamente nella prima parte la funzione narrativa e sovraccaricando la seconda di tensione (con un turning point rappresentato da una gratuita scena di sesso). Interessante per il carico emotivo, decisamente sbilanciato nella realizzazione. Fotografia di Robbie Ryan.