La regola del gioco
La règle du jeu
1939
Paese
Francia
Genere
Drammatico
Durata
110 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Jean Renoir
Attori
Marcel Dalio
Nora Gregor
Mila Parély
Paulette Dubost
Jean Renoir
Roland Toutain
In una elegante tenuta di campagna, si incrociano reciproche infedeltà e dissimulate ipocrisie coniugali. Robert (Marcel Dalio) non riesce a gestire i rapporti con l'amante Geneviève (Mila Parély). Sua moglie Christine (Nora Gregor) ha una relazione tormentata con l'aviatore Jurieux (Roland Toutain).
È considerato il capolavoro assoluto di Renoir, insieme a La grande illusione (1937). Punto d'approdo di un cammino di maturazione artistica iniziato quindici anni prima, sintetizza al meglio la poetica del grande padre nobile del cinema francese. La regola del gioco per Renoir è quella che bisogna osservare in società «se si vuole evitare di essere stritolati», e alle regole il film fa continuo riferimento: nella rigida etichetta del bon ton, nei rapporti interpersonali, nella separazione tra servi e padroni, durante la battuta di caccia. La finzione è il comandamento supremo che determina ogni azione in questo contesto di uomini ridotti ad automi incapaci di volontà: la loro recita delle convenzioni sociali, evocata nella sequenza della danza macabra degli scheletri, si accompagna a un chiaro sentore di morte. Su questo mondo ovattato, quasi avulso dalla Storia, incombe un presagio di tragedia imminente, e nel tragico finale molti osservatori colsero un riferimento ai venti di guerra allora in arrivo sull'Europa. Stilisticamente magistrale, esalta l'utilizzo della profondità di campo coniugandolo a una grande mobilità della macchina da presa. È stato anche uno dei primissimi film ad aver codificato, nel linguaggio cinematografico, la tecnica del piano-sequenza, fulcro di una messa in scena che permette allo sguardo del regista di muoversi con la massima libertà dentro l'azione del set. Nell'eccellente collettivo di attori si ritagliò una parte anche lo stesso Renoir, nei panni del goffo e squattrinato Octave. Fu clamorosamente stroncato alla sua uscita e riabilitato solo molti anni dopo.
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