Le regole della casa del sidro
The Cider House Rules
1999
Paese
Usa
Generi
Sentimentale, Commedia, Drammatico
Durata
126 min.
Formato
Colore
Regista
Lasse Hallström
Attori
Tobey Maguire
Charlize Theron
Michael Caine
Paul Rudd
Delroy Lindo
Nell'orfanotrofio St. Cloud's, il giovane Homer (Tobey Maguire) cresce sotto l'attento controllo del dottor Wilbur Larch (Michael Caine), fondatore dell'istituto che sogna di vedere il suo pupillo divenire medico come lui un giorno. Ma Homer non è dell'idea: quando una giovane coppia (Charlize Theron e Paul Rudd) arriva all'orfanotrofio, l'orfanello partirà con loro, alla scoperta di un mondo tutto nuovo.
Lasse Hallström mette in scena l'intrigante vicenda di un orfano che, per la prima volta dopo anni di “reclusione” forzata, entra in contatto con alcune delle tante meraviglie che il mondo riserva, stupori che fino a quel momento gli erano stati preclusi, visto che nel luogo in cui è cresciuto veniva mostrato solo il filmKing Kong(1933) e si poteva leggere solo Charles Dickens. A partire da un romanzo di John Irving, che esercitò un'ingerenza non indifferente in merito alla trasposizione sul grande schermo del suo libro, il regista svedese dirige una storia di orfanelli e buoni sentimenti che avrebbe tutti i requisiti per commuovere e scaldare il cuore senza avventurarsi in ambizioni troppo grandi per le sue già fragili spalle. Invece Hallström, con una scelta abbastanza controproducente ma molto affine alla media delle produzioni hollywoodiane, prova anche la carta dell'impegno forzato e appiccicaticcio e intende conferire una specie di “utilità” civica alla commozione riversata sullo spettatore, generando un sovrappiù di cui si sente ben poco la necessità. Si salva la colonna sonora, le cui note, a tratti malinconiche e a tratti vivaci, si adattano perfettamente alle immagini che accompagnano. Ottima prova anche di Michael Caine, che ebbe l'Oscar. Fu premiata anche la miglior sceneggiatura non originale.
Lasse Hallström mette in scena l'intrigante vicenda di un orfano che, per la prima volta dopo anni di “reclusione” forzata, entra in contatto con alcune delle tante meraviglie che il mondo riserva, stupori che fino a quel momento gli erano stati preclusi, visto che nel luogo in cui è cresciuto veniva mostrato solo il filmKing Kong(1933) e si poteva leggere solo Charles Dickens. A partire da un romanzo di John Irving, che esercitò un'ingerenza non indifferente in merito alla trasposizione sul grande schermo del suo libro, il regista svedese dirige una storia di orfanelli e buoni sentimenti che avrebbe tutti i requisiti per commuovere e scaldare il cuore senza avventurarsi in ambizioni troppo grandi per le sue già fragili spalle. Invece Hallström, con una scelta abbastanza controproducente ma molto affine alla media delle produzioni hollywoodiane, prova anche la carta dell'impegno forzato e appiccicaticcio e intende conferire una specie di “utilità” civica alla commozione riversata sullo spettatore, generando un sovrappiù di cui si sente ben poco la necessità. Si salva la colonna sonora, le cui note, a tratti malinconiche e a tratti vivaci, si adattano perfettamente alle immagini che accompagnano. Ottima prova anche di Michael Caine, che ebbe l'Oscar. Fu premiata anche la miglior sceneggiatura non originale.
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