Requiem for a Dream
Requiem for a Dream
2000
Paese
Usa
Generi
Drammatico, Sperimentale
Durata
102 min.
Formato
Colore
Regista
Darren Aronofsky
Attori
Ellen Burstyn
Jared Leto
Jennifer Connelly
Marlon Wayans
Christopher McDonald
Louise Lasser
Harry (Jared Leto), la sua ragazza (Jennifer Connelly) e il loro amico Tyrone (Marlon Wyans) sono tre tossici che vivono di espedienti per procurarsi la droga e finiscono coinvolti in affari che non sanno gestire. La madre di Harry (Ellen Burstyn) è una casalinga di provincia teledipendente che, nel tentativo di dimagrire, diventa schiava delle anfetamine.
Al suo secondo film, Darren Aronofsky sceglie di riflettere sulle diverse sfaccettature che la dipendenza può assumere nella società occidentale contemporanea e di farlo con uno stile sfrenatamente sperimentale, composto da split screen e arditi montaggi alternati, che riproduce correlativamente l'alternanza continua di frenesia, eccitazione e “down” tipica dell'assunzione di sostanze stupefacenti. Ma la dipendenza dei personaggi di Requiem for a Dream non si limita alle droghe: si tratta anche, come nel caso di Sara, di assoggettazione ai falsi miti provinciali di cui si nutre la mediocrità “videoidiota” dell'America perdente. In primis l'aspetto fisico, il successo pubblicamente riconosciuto, i fatui lustrini degli show televisivi, l'apparenza che fagocita la sostanza. Se da un lato gli espedienti stilistici utilizzati dal regista possono irritare, dall'altro sono la perfetta soluzione per giustapporre, senza soluzione di continuità, le singole esperienze dei personaggi, creando un'amalgama psichedelica e profondamente dolorosa che colpisce allo stomaco, atterrisce e lascia, in più punti, a bocca aperta. Ottimo, in particolare, il finale. Prove notevoli di tutto il cast, in cui spicca la bravissima Burstyn in sorprendente metamorfosi da casalinga cicciottella a tossicomane impazzita. Colonna sonora epica, giustamente diventata celeberrima e riutilizzata in numerose occasioni, di Clint Mansell. Tratto dall'omonimo romanzo di Hubert Selby Jr., che firma la sceneggiatura insieme ad Aronofsky, il film è stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes.
Al suo secondo film, Darren Aronofsky sceglie di riflettere sulle diverse sfaccettature che la dipendenza può assumere nella società occidentale contemporanea e di farlo con uno stile sfrenatamente sperimentale, composto da split screen e arditi montaggi alternati, che riproduce correlativamente l'alternanza continua di frenesia, eccitazione e “down” tipica dell'assunzione di sostanze stupefacenti. Ma la dipendenza dei personaggi di Requiem for a Dream non si limita alle droghe: si tratta anche, come nel caso di Sara, di assoggettazione ai falsi miti provinciali di cui si nutre la mediocrità “videoidiota” dell'America perdente. In primis l'aspetto fisico, il successo pubblicamente riconosciuto, i fatui lustrini degli show televisivi, l'apparenza che fagocita la sostanza. Se da un lato gli espedienti stilistici utilizzati dal regista possono irritare, dall'altro sono la perfetta soluzione per giustapporre, senza soluzione di continuità, le singole esperienze dei personaggi, creando un'amalgama psichedelica e profondamente dolorosa che colpisce allo stomaco, atterrisce e lascia, in più punti, a bocca aperta. Ottimo, in particolare, il finale. Prove notevoli di tutto il cast, in cui spicca la bravissima Burstyn in sorprendente metamorfosi da casalinga cicciottella a tossicomane impazzita. Colonna sonora epica, giustamente diventata celeberrima e riutilizzata in numerose occasioni, di Clint Mansell. Tratto dall'omonimo romanzo di Hubert Selby Jr., che firma la sceneggiatura insieme ad Aronofsky, il film è stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes.
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