Alessandro Colonna (Michele Riondino), pediatra ospedaliero, vive con il figlio adolescente Giacomo da quando la moglie è morta prematuramente. Una telefonata giunge improvvisa dal Brasile: Luigi (Alessandro Roja), il suo migliore amico che si è trasferito nel paese sudamericano, è malato e chiede di lui. Alessandro, vedovo sull’orlo della depressione, si ritroverà di colpo nella ridente isola di Natal: l’unico modo per ottenere la sua eredità, è organizzare una truffa da qualche milione di euro…
Nulla ci può fermare. Era il titolo di un film del 1989 di Antonello Grimaldi, che tristemente ha molto in comune con Restiamo amici, dove ritroviamo la passione per l’intrigo, l’amicizia e la commedia che si fa “giallo”. Tra scambi di paternità, spirito da “ragazzacci”, tesoretti depositati in Svizzera e personaggi istrionici al limite del credibile, Restiamo amici cerca di tenersi a galla pur con tutti i suoi evidenti eccessi, ma naufraga mestamente sotto i colpi di una annacquata vena romantica e di un evidente, indigesto trionfo di luoghi comuni. Le riflessioni sociologiche e umane di Caos calmo (2008) lasciano così il posto a trovate demenziali e a una storia di risibile macchinosità, più vicina alla televisione di bassissima qualità che al cinema. Tratto dal romanzo di Bruno Burbi Si può essere amici per sempre e sceneggiato da Marco Martani e Raffaello Fusaro su soggetto di quest’ultimo e di Valter Lupo.