Nella piccola città di Hernaing, nel Nord della Francia, la crisi economica ha portato alla chiusura delle miniere locali, lasciando gran parte delle persone senza lavoro. La vita è una lotta quotidiana per la sopravvivenza per tutti, anche per l'insegnante di scuola materna Daniel (Philippe Torreton) che non vuole arrendersi dinnanzi a un deprimente stato delle cose, mosso dalla speranza e dalla volontà di garantire un futuro migliore per sé e per i bambini con cui ha a che fare ogni giorno. Esemplare caso di cinema morale e sociale che fa della semplicità narrativa il proprio punto di forza. Con uno stile secco, essenziale e che molto deve alla lezione documentaristica, Tavernier filma la quotidianità di un'umanità fragile e sperduta che cerca con la forza della volontà di affrontare situazioni difficili ed è sempre pronta a rialzare la testa anche nei momenti apparentemente più drammatici. La realtà di miseria e degrado, cui per contrasto si oppone una fervente vitalità e predisposizione a reagire, viene filmata senza concessioni al sensazionalismo, alla retorica o al patetismo, ma con un encomiabile rigore formale, onesto e aspramente realistico, arricchito da una partecipazione emotiva palpabile ma mai preponderante. Solo in parte il racconto cede a didascalismi e a soluzioni prevedibili che hanno comunque il merito di non scadere nella banalità più deleteria. Ottima la prova del protagonista Philippe Torreton, qui alla sua quarta collaborazione con Tavernier dopo Legge 627 (1992), L'esca (1995) e Capitan Conan (1996).