Il dottor Malcom Sayer (Robin Williams) decide di provare su alcuni pazienti affetti da catatonia un farmaco sperimentale, la L-DOPA, pensato per i malati del morbo di Parkinson. Il primo su cui viene testata la cura è Leonard (Robert De Niro) e i risultati sono stupefacenti, ma presto iniziano gli effetti collaterali.
Tratto dall'omonimo saggio del neurologo britannico Oliver Sacks, in cui il medico racconta la sua esperienza al Beth Abraham Hospital di New York negli anni Sessanta. Un film dai nobili intenti che, inevitabilmente, finisce per collezionare tutti i limiti di un'opera incentrata sulla malattia e sullo stato di forte handicap di chi è costretto a sottoporsi a cure così invasive. La sceneggiatura (di Steven Zaillian) non si discosta dal registro del dramma enfatico, lasciandosi prendere la mano e scadendo in diversi punti nel pietismo, nonostante riesca parzialmente a risollevarsi grazie ad alcune simpatiche incursioni leggere (la sequenza del ballo). Quello che, tuttavia, salva davvero la pellicola sono le interpretazioni dei due protagonisti: Robert De Niro riesce a offrire una visione equilibrata ed efficace della malattia, offrendo una visione a tutto tondo di Leonard, mentre Robin Williams è ammirevole nello smorzare la sua consueta esuberanza lavorando per sottrazione.