Don Camillo (Fernandel) è stato esiliato sulle montagne. A Brescello tutti sentono la sua mancanza e persino il sindaco Peppone (Gino Cervi), suo acerrimo rivale, sarà costretto a chiedere al cardinale (Charles Vissières) di far tornare il parroco in paese di modo da avere un alleato per fronteggiare un ostinato latifondista (Mario Cagnola).
Secondo episodio della saga tratta dai racconti di Guareschi, Il ritorno di Don Camillo è un film riuscito tanto quanto il primo capitolo. Il regista infatti, già autore del lavoro precedente, riesce nell'operazione di riproporre le carte vincenti della pellicola dell'anno prima (in primis, la caratterizzazione efficace della coppia di rivali e la giusta dose di umorismo), presentando però le vicende con una chiave di lettura lievemente diversa. Infatti Il ritorno di Don Camillo, sin dall'inizio, è circondato da un'atmosfera quasi fiabesca che si ripresenterà più volte, ovviamente in chiave ironica (come nella sequenza della punizione con l'olio di ricino, in quella della compravendita dell'anima o nella scena finale). La coppia formata da Fernandel e Cervi si riconferma in ottima forma, riuscendo a strappare più di una risata allo spettatore semplicemente tramite il linguaggio corporale. Nonostante l'eccessiva durata della pellicola (quasi due ore), il risultato finale è di gradevole e garbata leggerezza.