Fausto Di Salvio (Alberto Sordi) è un ricco editore romano, stanco della routine e dell'ambiente borghese. Cogliendo l'occasione della scomparsa del cognato, Oreste Sabatini (Nino Manfredi), soprannominato “Titino”, parte per l'Angola in cerca dell'uomo, accompagnato dal ragioniere Ubaldo Palmarini (Bernard Blier), suo tuttofare nel lavoro e nella vita.
Inizia con questa pellicola il sodalizio drammaturgico tra Ettore Scola e il duo Age & Scarpelli, pronti a mettersi a servizio dell'humor nero e cinico del regista. Road movie dal retrogusto mistery, il film è un curioso e avventuroso viaggio per ritrovare “Titino”, eclissatosi ormai da tre anni in Africa, ma anche per scoprire un nuovo mondo e ritrovare se stessi. Alberto Sordi non smentisce la sua maschera dell'italiano medio, rendendo con piglio comico la crisi d'identità del suo personaggio. Nonostante l'intenzione di far satira anche sulla corsa al possesso delle nazioni ricche sul Terzo Mondo, prevale più l'aspetto da commedia popolare. La regia è piuttosto approssimativa, seppur non manchino alcuni spunti creativi per materializzare sullo schermo la dimensione onirica e allucinogena che vive il protagonista. Si rivela così un'opera che intrattiene, senza però portare a una riflessione profonda sui temi trattati. Grande successo di pubblico nella stagione 1968-69.