Il conte di Huntingdon si fa ora chiamare con il nome di Robin Hood (Douglas Fairbanks), difensore dei poveri e nemico degli oppressori. Vive nella foresta di Sherwood, ha una banda di amici al suo comando, ed è pronto a combattere il malvagio principe Giovanni (Sam De Grasse), salito al potere da quando suo fratello, il retto Re Riccardo (Wallace Beery), è partito per le crociate. Prodotto e scritto dall'attore protagonista Douglas Fairbanks, Robin Hood è un archetipo del cinema d'avventura che verrà, e in assoluto uno dei più significativi esempi della storia di questo genere. Il personaggio – che avrà in seguito il volto di Errol Flynn (per la regia di Michael Curtiz, nel 1938), o di una volpe spavalda (nel classico Disney del 1973) – è interpretato alla perfezione da un Fairbanks in forma smagliante, che dimostra ottime doti atletiche e buone capacità recitative. A colpire, però, sono anche le scenografie (del castello, in particolare), i costumi e una sceneggiatura che, nonostante la lunga durata, non lascia un attimo di tregua. Spettacolare, divertente, romantico: praticamente una guida su come fare un film d'avventura di ottimo livello. Il regista Allan Dwan, preciso direttore d'orchestra, tiene le redini e detta i tempi di una delle sue migliori pellicole.