Ascesa e declino della Banda della Magliana, l'organizzazione criminale più potente di Roma a partire dagli anni Settanta. Il Libanese (Pierfrancesco Favino), il Freddo (Kim Rossi Stuart) e il Dandi (Claudio Santamaria) sono i capi della gang che fa affari con la mafia e la massoneria cui l'integerrimo commissario Scialoja (Stefano Accorsi) dà la caccia, anche grazie alla collaborazione della prostituta Patrizia (Anna Mouglalis).
Ambizioso progetto di Michele Placido che, adattando l'omonimo libro di Giancarlo De Cataldo, intende raccontare trent'anni di storia italiana attraverso le vicissitudini e i crimini della Banda della Magliana. Benché su tutto aleggi un certo pressapochismo storiografico e qualche schematismo dicotomico di troppo (specie nella contrapposizione tra il romanticismo dolente dei fuorilegge condannati alla sconfitta e il cinico pragmatismo dei poteri occulti che agiscono in nome della ragion di stato), lo stile fiammeggiante e nervoso di Placido è funzionale e sorprendentemente misurato, capace di garantire un solido impianto drammaturgico grazie anche a una narrazione che regge assai bene l'imponente durata. Convincente il cast che riunisce alcuni dei principali divi italiani del momento: tra i migliori Pierfrancesco Favino e Kim Rossi Stuart. Esiste anche una versione da 174 minuti che comprende, tra l'altro, sequenze in cui si esplicitano i legami tra la Banda e il boss mafioso Vittorio Magano, in cui vengono mostrati alcuni discorsi pubblici di Silvio Berlusconi e con presenti alcune scene aggiuntive sul sequestro Moro. La sceneggiatura del film è firmata dal regista, De Cataldo, Sandro Petraglia e Stefano Rulli. Gran successo di pubblico in Italia e all'estero. Il film ha ispirato l'omonima serie televisiva prodotta da Sky e diretta da Stefano Sollima.