Dieci anni di vita, dal 1967 al 1977, del rivoluzionario stilista Yves Saint Laurent (Gaspard Ulliel), rinchiuso nelle sue sontuose torri d'avorio tra lusso ed eccessi ma segnato da profondi turbamenti interiori. Al sesto lungometraggio, Bertrand Bonello intraprende la via del biopic autoriale per rappresentare l'unicità di uno dei più grandi creatori d'arte del XX secolo. Sulla base di un approccio efficacemente personale che si concentra su un preciso e ristretto arco temporale, senza escludere una narrazione non lineare, il regista francese non nasconde la narcisistica ambizione di proporre un ritratto intimo attraverso suggestioni e tormenti individuali di un uomo dalla spiccata sensibilità costretto a fare i conti con la solitudine al di là degli scintillanti lustrini della celebrità. L'ambiente dell'haute couture e il rapporto tra Saint Laurent e lo storico socio e compagno Pierre Bergé (Jérémie Renier) sono solo suggeriti, senza nessuna forzatura invasiva. L'operazione è però penalizzata da una eccessiva prolissità che causa più di un ristagnamento nella parte centrale, comunque riscattata dal bellissimo finale. Fondamentale il contributo di Katia Wyszkop (scenografia), Josée Deshaies (fotografia) e Anaïs Romand (costumi) nel ricreare un'atmosfera sospesa e rarefatta in cui la mise en scène rimanda all'arte visuale moderna e contemporanea. Colonna sonora che comprende Bach, Mozart, Puccini, Wagner e Schubert. Omaggi cinéphile a Visconti e Ophüls. Saint Laurent ormai anziano è interpretato da Helmut Berger. Presentato in concorso al Festival di Cannes.