Sarabanda
Saraband
2003
Paesi
Svezia, Danimarca, Italia, Norvegia, Finlandia, Germania, Austria
Genere
Drammatico
Durata
107 min.
Formato
Colore
Regista
Ingmar Bergman
Attori
Liv Ullmann
Erland Josephson
Julia Dufvenius
Börje Ahlstedt
Marianne (Liv Ullmann) va a visitare l'ex-marito Johan (Erland Josephson): lo ritrova anziano e stanco, spossato dal figlio Henrik (Börje Ahlstedt), colto ma inetto insegnante di musica. Quest'ultimo ha sviluppato una relazione morbosa e insolita con la figlia Karin (Julia Dufvenius), giovane violoncellista prodigio.
A trent'anni di distanza, tornano i personaggi dello splendido Scene da un matrimonio (1973). Produzione televisiva internazionale (a cui ha partecipato anche la Rai), Sarabanda è un dramma familiare su due coppie non convenzionali: una divorziata, disillusa dalla vecchiaia e messa sotto pressione dall'esistenza; l'altra, padre/figlia, implicitamente incestuosa. Con molteplici tocchi visionari (il prologo, in cui Marianne rompe la quarta parete commentando le proprie decisioni, o il devastante fuori campo che esprime in maniera urlata la silenziosa sofferenza di Karin), il film risulta una nobile conclusione della lunga filmografia di Ingmar Bergman. Angosciante e infernale trattato sul dolore e sulla sopportazione, che evita l'esistenzialismo e descrive con lucida freddezza l'empatia verso un mondo umano corrotto, imborghesito e crudele. Un lungometraggio prezioso, valorizzato da due grandi interpretazioni.
A trent'anni di distanza, tornano i personaggi dello splendido Scene da un matrimonio (1973). Produzione televisiva internazionale (a cui ha partecipato anche la Rai), Sarabanda è un dramma familiare su due coppie non convenzionali: una divorziata, disillusa dalla vecchiaia e messa sotto pressione dall'esistenza; l'altra, padre/figlia, implicitamente incestuosa. Con molteplici tocchi visionari (il prologo, in cui Marianne rompe la quarta parete commentando le proprie decisioni, o il devastante fuori campo che esprime in maniera urlata la silenziosa sofferenza di Karin), il film risulta una nobile conclusione della lunga filmografia di Ingmar Bergman. Angosciante e infernale trattato sul dolore e sulla sopportazione, che evita l'esistenzialismo e descrive con lucida freddezza l'empatia verso un mondo umano corrotto, imborghesito e crudele. Un lungometraggio prezioso, valorizzato da due grandi interpretazioni.
Iscriviti
o
Accedi
per commentare