Schegge di follia
Heathers
1989
Paese
Usa
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
103 min.
Formato
Colore
Regista
Michael Lehmann
Attori
Winona Ryder
Christian Slater
Shannen Doherty
Kim Walker
Glenn Shadix
Due adolescenti (Winona Ryder e Christian Slater) stanchi delle ipocrisie e del bullismo a cui assistono a scuola, decidono di uccidere la ragazza più popolare inscenandone il suicidio. L’effetto però non è quello sperato perché le angherie dei compagni non si fermano e i due giovani assassini si rimettono all’opera.
In bilico tra il drammatico e il grottesco, la pellicola diretta da Michael Lehmann è un ibrido funzionale, enigmatico e seducente nella sua ambiguità. Le dinamiche sociali degli adolescenti vengono ritratte con una certa caricatura ma l’estremizzazione dei tipi umani e dei loro comportamenti rientra nel canone della commedia nera che vuole far sorridere amaramente su questioni serie e reali. Il suicidio giovanile, il bullismo e la violenza psicologica negli ambienti scolastici, l’assenza dell’educazione famigliare: il film riesce a tenere insieme questa complessità tematica conservando un tono ironico e facendosi divertito portavoce del malessere esistenziale delle nuove generazioni, per mostrare gli esiti sanguinolenti di una follia che non conosce motivazione se non quella della pressione sociale che spinge i membri delle nuove generazioni a essere sempre più belli, popolari e ammirati (tra l’altro in un epoca pre-socialnetwork, in un mondo dove internet e la tecnologia non erano ancora onnipresenti). Infatti, l’ingenuo personaggio della giovanissima Ryder rappresenta quella parte della personalità in formazione che soccombe al fascino dei caratteri forti (Slater): lo sviluppo è costruito in modo intelligente ma tutto diventa troppo esplicito nell’ultimo dialogo tra i due carnefici che, pur contenendo grandi e impietose verità sull’educazione e sulla società americana contemporanea, depotenzia il messaggio e alla riflessione profonda si sostituisce una conclusione positiva che, anche se apprezzabile, non è all’altezza del drammatico cinismo che pervade il resto della visione.
In bilico tra il drammatico e il grottesco, la pellicola diretta da Michael Lehmann è un ibrido funzionale, enigmatico e seducente nella sua ambiguità. Le dinamiche sociali degli adolescenti vengono ritratte con una certa caricatura ma l’estremizzazione dei tipi umani e dei loro comportamenti rientra nel canone della commedia nera che vuole far sorridere amaramente su questioni serie e reali. Il suicidio giovanile, il bullismo e la violenza psicologica negli ambienti scolastici, l’assenza dell’educazione famigliare: il film riesce a tenere insieme questa complessità tematica conservando un tono ironico e facendosi divertito portavoce del malessere esistenziale delle nuove generazioni, per mostrare gli esiti sanguinolenti di una follia che non conosce motivazione se non quella della pressione sociale che spinge i membri delle nuove generazioni a essere sempre più belli, popolari e ammirati (tra l’altro in un epoca pre-socialnetwork, in un mondo dove internet e la tecnologia non erano ancora onnipresenti). Infatti, l’ingenuo personaggio della giovanissima Ryder rappresenta quella parte della personalità in formazione che soccombe al fascino dei caratteri forti (Slater): lo sviluppo è costruito in modo intelligente ma tutto diventa troppo esplicito nell’ultimo dialogo tra i due carnefici che, pur contenendo grandi e impietose verità sull’educazione e sulla società americana contemporanea, depotenzia il messaggio e alla riflessione profonda si sostituisce una conclusione positiva che, anche se apprezzabile, non è all’altezza del drammatico cinismo che pervade il resto della visione.
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