In seguito alla morte della moglie (Naomi Watts), Arthur Brennan (Matthew McConaughey) decide di togliersi la vita e cerca su internet quale sia il luogo più adatto per suicidarsi. Finisce in Giappone, nella foresta di Aokigahara, ma le cose non vanno come previsto: mentre si trova in mezzo alla vegetazione incontra un uomo giapponese ferito (Ken Watanabe). Con lui, proverà a cercare un sentiero per uscire dalla foresta.

Tra gli esiti più bassi raggiunti in carriera da Gus Van Sant, La foresta dei sogni è una confusissima riflessione sul senso dell'esistenza, sulla vita dopo la morte e sul misticismo della natura. Fragile tanto nella scrittura quanto nella regia, il film non riesce mai a emozionare come vorrebbe e rischia anche di rendersi ridicolo in alcuni passaggi, soprattutto con l'approssimarsi della conclusione. Alternando il presente (la foresta) e il passato (la vita con la moglie) del protagonista, Van Sant opta per una struttura drammaturgica scolastica e un po' pigra, incapace in alcun modo di stupire o di portare avanti i rari spunti interessanti proposti nelle prime battute. Inadeguato e inutilmente sopra le righe Matthew McConaughey. Sommerso di fischi al Festival di Cannes 2015, dove è stato presentato in concorso.