Jean Seberg (Kristen Stewart), icona del cinema francese di natali americani divenuta nota per Fino all’ultimo respiro (1960)di Jean-Luc Godard, si ritrova perseguitata dall’FBI per la sua militanza politica, accompagnata da una vicinanza dichiarata al movimento dei Black Panther.
Progetto biografico dedicato alla diva del cinema transalpino e a una porzione controversa della sua vita, Seberg vede Kristen Stewart nei panni dell’interprete originaria del Midwest ma trapiantata a Parigi, che, prima di rimanere scolpita nella storia del cinema per la sua partecipazione a una delle indiscusse pietre miliari della Nouvelle Vague, fu protagonista anche di due film di Otto Preminger, Santa Giovanna (1957)e Buongiorno tristezza (1958). Il film di Benedict Andrews, alla sua opera seconda dopo Una (2016), di stampo teatrale, ci conduce con delicatezza e in punta di piedi nella tormentata e travagliata esistenza della Seberg, segnata da tormenti e da una spiccata tendenza alla depressione e alla fragilità nervosa (una condizione che la porterà a morire suicida nel 1979, all’età di 40 anni, per overdose di barbiturici). La Stewart ne incarna le fattezze con buona verosimiglianza e senza strafare, dimostrandosi interprete in forte e costante maturazione, oltre che capace di lavorare sulle sfumature e sui non detti. L’operazione, tuttavia, non va oltre un taglio pop, modaiolo e patinato non in grado di scandagliare a dovere il mistero e il fascino della Seberg, limitandosi a una diligente illustrazione delle sue traversie statunitensi e delle sue ambiziose tendenze professionali (la vediamo rifiutare un copione di Paddy Cheyefsky con al centro “una casalinga e due tonti”, perché a suo dire troppo insignificante). In vita Jean Seberg fu anche oggetto di una campagna di ostracismo e diffamazione che ne pregiudicò la già fragile stabilità psichica e la sua morte (tutt’oggi avvolta nel mistero e avvenuta al culmine di un decennio in cui provò il suicidio ogni anno senza riuscirci) fu accompagnata da un biglietto disperato: «Perdonatemi. Non riesco a vivere più a lungo con i miei nervi». Sceneggiato dal duo composto da Joe Shrapnel e Anna Waterhouse, già alla scrittura per il biopic su Jesse Owens Race – Il colore della vittoria (2016). Nel cast anche Anthony Jackie, il Falcon della saga degli Avengers, nei panni di un militante delle Pantere Nere e piccola parte anche per Vince Vaughn nelle vesti di un membro dell’FBI. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2019.