L'investigatore assicurativo John Trent (Sam Neill) viene ingaggiato da un'importante casa editrice per ritrovare Sutter Cane (Jürgen Prochnow), celebre scrittore che, ormai da diverso tempo, rimanda la pubblicazione del suo ultimo, attesissimo, romanzo horror. In una spirale di oscuri presagi, esplosioni di violenza e deliri di massa, si giungerà all'inaspettato finale.

Dopo l'infelice parentesi di Avventure di un uomo invisibile (1992), John Carpenter torna a lavorare su tematiche a lui maggiormente congeniali e trova, nella sceneggiatura di Michael De Luca, gli elementi perfetti per partorire quello che si può considerare il suo film più ambizioso e stratificato. Il viaggio del protagonista si trasforma in una discesa negli abissi della mente umana, inquietante, suggestiva e ricca di spunti di riflessione che spaziano dalla religione alla negazione del libero arbitrio; e, in un delirante tratteggio sulla follia collettiva come simbolo primario del contagio (notorio feticcio autoriale), Carpenter riesce a veicolare una tesi tutt'altro che banale, e funzionalmente visionaria, sul concetto non facilmente rappresentabile di metacinematografia. Esemplare nello sviluppo narrativo che accompagna lo spettatore verso una memorabile sequenza conclusiva, Il seme della follia offre al regista la possibilità di rendere omaggio all'horror anche come genere letterario: se risulta evidente il riferimento al maestro Stephen King, non si può non cogliere un rimando più che esplicito all'immaginario di H.P. Lovecraft e alle sue ancestrali creature che aspettano solo il momento propizio per riversarsi sul mondo. Cupo, apocalittico, ipnotico, definitivo: uno dei migliori Carpenter di sempre. Charlton Heston è Jackson Harglow, Frances Bay è Mrs. Pickman. Strepitosa la fotografia di Gary B. Kibbe.