Il vero genio investigativo d'Inghilterra dovrebbe essere lui: Sherlock Holmes (Michael Caine). E invece no, è John Watson (Ben Kinglesy): il "medico del crimine" come si definisce. Il celebre detective non esiste, Watson conduce le indagini usando come paravento un attore fallito, giocatore, donnaiolo e ubriacone. Il dottore decide di rivelare la verità alla stampa, cacciando dal 221B di Baker Street il falso investigatore ma quando la famiglia reale chiede l'intervento di Holmes per un caso di furto, Watson è costretto a richiamarlo e, malgrado innumerevoli problemi, il maldestro attore darà il suo contributo. 

La parodia sul personaggio nato dalla penna di Conan Doyle era già stata affrontata negli anni 70 da Gene Wilder con Il fratello più furbo di Sherlock Holmes, ma l'idea di partenza qui per fortuna è diversa. Il prologo è la prima sequenza movimentata in cui vengono catturati due ladri alla Royal Gallery. Holmes, affiancato da Watson, pare aver risolto un caso e si presenta col suo abituale carattere astuto e imperturbabile. Ma appena l'ispettore Lestrade e i suoi uomini portano via i delinquenti, avviene il ribaltamento dei ruoli! La commedia poliziesca nella prima parte, pur con alcune ghiotte trovate farsesche,   fatica un po' ad accendersi. Quando il film comincia a pendere sul versante anche più "serioso", il ritmo aumenta di giri, seguendo i meccanismi classici del giallo, in cui la comicità e i momenti buffoneschi trovano il modo di inserirsi abilmente nelle scene d'azione. Niente di particolarmente rilevante, anche a causa dell'assenza di sequenze da ricordare, ma l'operazione resta simpatica e godibile. Interpreti tutti buoni: Caine pare divertirsi, Kingsley merita molti elogi. Musiche come sempre garbate di Henry Mancini, capace di ricreare le atmosfere londinesi di fine Ottocento, già elaborate due anni prima (con maggior vitalismo) nel film d'animazione Basil l'investigatopo.