La giovane insegnante Laurence Cuers (Nathalie Baye) vive un periodo di crisi personale: ha problemi sul lavoro, il suo rapporto con il fidanzato (Gèrard Lanvin) è sempre più problematico e i suoi sogni di gioventù si sono puntualmente rivelati delle delusioni. Laurence ottiene una settimana di vacanza in cui cercherà di fare chiarezza sulla propria vita confrontandosi con un'amica (Flore Fitzgerald), andando a trovare i genitori (Jean Dastè e Marie-Louise Ebeli) e facendo amicizia con due anziani (Philippe Noiret e Michel Galabru). Opera intimista dal tratto realistico e delicato, abile nel descrivere una figura femminile complessa e universale, emblema di un senso di inadeguatezza all'interno di un mondo che non si comprende a fondo e di uno smarrimento che si cerca di superare riallacciando i rapporti umani e mettendosi costantemente in gioco. Un film abile nel raccontare la quotidianità con finezza e semplicità, capace di descrivere con sensibilità scevra da qualsiasi banale schematismo un'umanità contraddittoria ma vitale, gravata da una incomunicabilità affettiva troppo a lungo protratta. Malinconico ed emozionante, benché a tratti fin troppo episodico e poco approfondito, il film è uno dei lavori più personali di Tavernier sceneggiato dal regista con la moglie Colo e Marie-Françoise Hans. Da ricordare la prestazione di Nathalie Baye. Philippe Noiret, grande amico e attore feticcio di Tavernier, riprende il suo ruolo interpretato ne L'orologiaio di Saint Paul (1974), pellicola d'esordio del regista. Girato in Cinemascope, ma inedito in sala.