Il settimo sigillo
Det sjunde inseglet
1957
Paese
Svezia
Genere
Drammatico
Durata
96 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Ingmar Bergman
Attori
Max von Sydow
Gunnar Björnstrand
Bengt Ekerot
Nils Poppe
Bibi Andersson
Inga Gill
Maud Hansson
Inga Landgré
Il cavaliere crociato Antonius Block (Max von Sydow) torna finalmente a casa dopo aver passato dieci anni in Terra Santa a combattere. Ad attenderlo trova la Morte (Bengt Ekerot) che lo sfiderà a una partita a scacchi: finché dura la partita, Block avrà salva la vita.
Girato in soli trenta giorni, con un budget minimo, il film prende spunto da una pièce teatrale (Pittura su legno) che lo stesso Ingmar Bergman aveva scritto un paio d'anni prima. È in assoluto la prima pellicola dell'autore svedese totalmente incentrata sulla tematica religiosa: il regista, influenzato dalle teorie esistenzialiste, firma uno script in cui il “silenzio di Dio” è la paura più grande che l'essere umano deve affrontare. Attraverso un percorso di enorme spessore allegorico, Antonius Block si trova di fronte a diversi tipi di tragedie umane: la guerra, la peste, l'adulterio e il fanatismo. Il cavaliere torna a casa sfiduciato, deluso dalla Crociata a cui ha preso parte, assalito dai dubbi sull'effettiva esistenza di Dio; a lui si oppone il suo scudiero (Gunnar Björnstrand), materialista e disinteressato a farsi troppe domande. In mezzo a una pellicola dominata dal pessimismo (vicino, in questo senso, al pensiero di Jean-Paul Sartre) c'è spazio anche per una buona azione: Block distrae la Morte e riesce a salvare una famiglia di saltimbanchi. Straordinariamente suggestivo dal punto di vista visivo, il film colpisce per il bianco e nero di Gunnar Fischer, e per una serie d'immagini che paiono ispirarsi alle sacre rappresentazioni medievali. Memorabili i dialoghi tra i due sfidanti («Ti tocca il nero. Si addice alla Morte, non credi?») e la sequenza finale in cui la Morte accompagna le sue vittime, che si tengono per mano: una danza macabra, ispirata all'iconografia del Tardo Medioevo, che Bergman girò al crepuscolo in pochi minuti, in un momento in cui la luce gli apparve perfetta e senza la possibilità di battere un secondo ciak. Alla grandezza del risultato finale ha contribuito anche un cast in ottima forma: Max von Sydow, al suo primo ruolo importante in carriera, riesce a tenere testa all'eccellente Bengt Ekerot e al ben più esperto Gunnar Bjӧrnstrand. Il titolo del film fa riferimento all'Apocalisse di Giovanni («Quando l'Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio nel cielo per circa mezz'ora»). Vincitore del Premio Speciale della Giuria al 10° Festival di Cannes.
Girato in soli trenta giorni, con un budget minimo, il film prende spunto da una pièce teatrale (Pittura su legno) che lo stesso Ingmar Bergman aveva scritto un paio d'anni prima. È in assoluto la prima pellicola dell'autore svedese totalmente incentrata sulla tematica religiosa: il regista, influenzato dalle teorie esistenzialiste, firma uno script in cui il “silenzio di Dio” è la paura più grande che l'essere umano deve affrontare. Attraverso un percorso di enorme spessore allegorico, Antonius Block si trova di fronte a diversi tipi di tragedie umane: la guerra, la peste, l'adulterio e il fanatismo. Il cavaliere torna a casa sfiduciato, deluso dalla Crociata a cui ha preso parte, assalito dai dubbi sull'effettiva esistenza di Dio; a lui si oppone il suo scudiero (Gunnar Björnstrand), materialista e disinteressato a farsi troppe domande. In mezzo a una pellicola dominata dal pessimismo (vicino, in questo senso, al pensiero di Jean-Paul Sartre) c'è spazio anche per una buona azione: Block distrae la Morte e riesce a salvare una famiglia di saltimbanchi. Straordinariamente suggestivo dal punto di vista visivo, il film colpisce per il bianco e nero di Gunnar Fischer, e per una serie d'immagini che paiono ispirarsi alle sacre rappresentazioni medievali. Memorabili i dialoghi tra i due sfidanti («Ti tocca il nero. Si addice alla Morte, non credi?») e la sequenza finale in cui la Morte accompagna le sue vittime, che si tengono per mano: una danza macabra, ispirata all'iconografia del Tardo Medioevo, che Bergman girò al crepuscolo in pochi minuti, in un momento in cui la luce gli apparve perfetta e senza la possibilità di battere un secondo ciak. Alla grandezza del risultato finale ha contribuito anche un cast in ottima forma: Max von Sydow, al suo primo ruolo importante in carriera, riesce a tenere testa all'eccellente Bengt Ekerot e al ben più esperto Gunnar Bjӧrnstrand. Il titolo del film fa riferimento all'Apocalisse di Giovanni («Quando l'Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio nel cielo per circa mezz'ora»). Vincitore del Premio Speciale della Giuria al 10° Festival di Cannes.
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