Shadow
Ying
2018
Paese
Cina
Genere
Azione
Durata
116 min.
Formato
Colore
Regista
Zhang Yimou
Attori
Deng Chao
Sun Li
Zheng Kai
Wang Qianyuan
Wang Jingchun
Impegnati in lotte logoranti e guerre intestine per l’accaparramento del potere, rischiando costantemente di essere barbaramente trucidati, i sovrani e gli aristocratici cinesi non possono dormire sonni tranquilli. In questo clima di sospensione e tensione, fanno capolino le “ombre”, sosia pronti a rischiare la propria vita al posto loro.
Il regista cinese Zhang Yimou firma un’opera più compiuta e raffinata rispetto alle sue ultime, recenti sortite dietro la macchina da presa, più alimentari e grossolane: un film in costume crudele e spietato che si sofferma sui fantasmi metaforici, oltre che concreti (le “ombre” del titolo, prestanome pronti a morire), che infestano la Cina del periodo dei Tre Regni, collocabile dal 220 al 280 d.C. Il risultato è un prodotto non esente da meccanicità e squilibri, passaggi rivedibili e momenti appannati e di stanca, ma anche un film affascinante che ripropone il primato estetizzante del regista nel territorio del wuxia, da sempre suo massimo genere d’elezione, in cui si è reinventato più volte con maestria. Abbondano le sequenze di grande impatto pittorico e compositivo, i frangenti in grado di coniugare ferocia e languore, spettri semoventi e giochi di luce sulle tonalità del bianco e del nero, orli e fessure da cui spiare un romanticismo quasi sempre cupo e sanguinario. Si tratta, a tutti gli effetti, di un compendio luministico e cromatico del cinema del regista, imperfetto e fuori tempo massimo ma comunque lugubre e palpitante, disperato e intimista, impeccabile nelle coreografie e millimetrico nelle ambientazioni. Da segnalare in particolare la sequenza della battaglia con dei simil dischi volanti affilati come rasoi e pronti a fendere il cielo, ma non è la sola scena in grado di rimanere tatuata nella memoria. A fare capolino, in filigrana, ci sono poi le forze tragiche della Storia sempre pronte a inghiottire l’uomo comune, impietose e implacabili, condannandolo a un’affannosa peregrinazione per rimanere aggrappato a un rantolo di vita (ben) oltre la morte. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2018, che per l’occasione ha tributato al cineasta due volte Leone d’oro il Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker.
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