Tornato nel suo paese natale, il ventenne Ken (Yūya Yagira) ritrova i suoi vecchi amici d'infanzia. L'inaspettata ricomparsa di Yuki (Misako Renbutsu), un'amica che tutti credevano morta, porta il gruppo appena ricomposto a ripercorrere il parco giochi in cui, alcuni anni prima, la piccola bambina sembrava aver perso la vita. Girato nel celebre ospedale infestato (o labirinto degli orrori) all'interno del parco dei divertimenti Fuji-Q Highland, è il primo film live action giapponese prodotto in 3D. Pasticcio senza capo né coda che impiega pochi minuti per avvitarsi su se stesso in un delirio di allucinazioni, ricordi nebulosi e inspiegabili salti spazio-temporali. Vorrebbe essere claustrofobico – con debiti verso Cube – Il cubo (1997) di Vincenzo Natali – ma è invero solo asfittico e nulla aggiunge, nel panorama dell'horror nipponico, alla carrellata ormai stantia di fantasmi e apparizioni. Da parte di Shimizu non si registra altro che un pretesto per giocare con i meccanismi della stereoscopia in una baracconata più vicina al luna park che al cinema.