Azzurro è ormai allo sbando, costretto a recitare nelle squallide locande di periferia. Stanco della situazione, raduna tutti i cattivi delle fiabe per vendicarsi di colui che l'ha relegato lontano da palazzo: Shrek. Nel frattempo l'orco verde dovrà vestire i panni (scomodi) del Re e affrontare il desiderio di maternità di Fiona.

In tutte le saghe arriva un momento in cui è opportuno fermarsi, anche se gli incassi dei capitoli precedenti sono da record. Purtroppo però la DreamWorks produce Shrek Terzo affidandosi ancora una volta allo schema che tanto li aveva premiati in Shrek (2001) e in Shrek 2 (2004), spremendo il personaggio oltre ogni limite. Una sceneggiatura che sarebbe stata ottima per un corto/mediometraggio, diventa un prolisso terzo capitolo in cui per l'ennesima volta ci si affida al (tanto caro) ribaltamento di prospettiva dei classici Disney e all'introduzione di alcuni personaggi che dovrebbero animare la storia (un giovane Re Artù e Lancillotto su tutti). Qualche trovata divertente c'è, ma la carica comica rivoluzionaria è un lontano ricordo, in una pellicola nata solo per il box office che non lascia nulla negli occhi di chi guarda. Seguito da Shrek e vissero felici e contenti (2010).