L'agente federale Teddy Daniels (Leonardo DiCaprio) indaga con il collega Chuck Aule (Mark Ruffalo) sulla scomparsa di una donna dall'Ashecliff Hospital, manicomio criminale collocato sull'isola di Shutter Island. La struttura sembra custodire molti segreti, ma terribili ricordi personali ostacolano la lucidità di Teddy nella ricerca, fino allo scioccante finale.
L'immaginaria e inospitale Shutter Island del titolo, che rinchiude al suo interno il peggio della natura umana e separa dal resto del mondo chi si è macchiato di crimini atroci come l'infanticidio, è il sinistro luogo-narrazione del romanzo di partenza L'isola della paura di Dennis Lehane. Scorsese, che al thriller si era accostato solo un'altra volta con Cape Fear (1991), ne ricava un film gotico dalle atmosfere claustrofobiche, retto su un climax angosciante e sulle ottime interpretazioni del cast, in primis quella di un DiCaprio nervoso e davvero impressionante. La suspense e l'inquietudine che permeano ogni scena sono costruite in modo magistrale, anche se è decisamente troppa la carne al fuoco (il clima soffocante della Guerra Fredda, le teorie del complotto, l'evocazione dei drammi della Seconda guerra mondiale). Tuttavia, il colpo di scena finale si lascia intuire con facilità e, fin troppo evidentemente, l'isola è metafora della mente umana e dei suoi abissi più cupi e insondabili: resta comunque un buon film di genere diretto da un regista sempre determinato a scuotere nel profondo le viscere del suo pubblico.