Pietro Zinni (Edoardo Leo) è un giovane dottorando che non riesce a ottenere una cattedra universitaria ed è costretto dunque a un eterno precariato. Quando viene licenziato dall'università, gli viene un'idea geniale: richiamare i suoi vecchi compagni di studi per inventare una nuova droga legale con la quale guadagnare moltissimi soldi. L'idea va in porto, ma le conseguenze saranno più gravi del previsto.

Prendendo le mosse dalla celebre serie televisiva americana Breaking Bad (lo spunto iniziale infatti è il medesimo) il giovane esordiente Sydney Sibilia cerca di calare il soggetto nell'Italia contemporanea, in cui i ricercatori universitari sono poco considerati e il loro futuro si prospetta tutt'altro che roseo. Smetto quando voglio è un film intelligente nel denunciare questa realtà con i toni della vecchia commedia che ha caratterizzato il cinema nostrano, mescolati a riferimenti più giovanili e di largo consumo di impianto americano (il montaggio serrato, la fotografia corretta in postproduzione). Inizialmente la pellicola promette bene, e la prima parte è fluida e divertente, ma cala notevolmente con il passare dei minuti, accelerando le svolte narrative per chiudere la storia con un finale alquanto banale (così come banale è il personaggio interpretato da Neri Marcorè). Il risultato è un esordio imperfetto e un po' immaturo, ma non privo di idee interessanti. Il film ha ricevuto ben dodici nominations ai David di Donatello.