Soffio
Soom
2007
Paese
Corea del Sud
Genere
Drammatico
Durata
84 min.
Formato
Colore
Regista
Kim Ki-duk
Attori
Chang Chen
Park Ji-a
Ha Jung-woo
Kim Ki-duk
Gang In-hyeong
La madre di famiglia e scultrice Yeon (Park Ji-a), seguendo il telegiornale, scopre che il detenuto uxoricida Jin Jang (Chang Chen) ha tentato nuovamente il suicidio. Dopo aver smascherato il marito traditore (Ha Jung-woo), Yeon decide di andare a trovare Jin in carcere, per conoscerlo e instaurare con lui un insolito rapporto di amore e condivisione.
Come fosse una variazione sul tema dell'ultimo segmento di Ferro 3 – La casa vuota (2004), Soffio riparte da una prigione, da un essere umano isolato che aspira a una libertà impossibile. Si avverte tuttavia ben tangibile uno scarto, corrispondente al progressivo cambio di punto di vista da parte del regista Kim Ki-duk (già in parte riscontrabile nel precedente Time, 2006): dal realismo “magico” si passa a una visione più “terrena” e disperata, in cui la necessità di creare nuovi vincoli affettivi alieni da quelli programmatici e asettici della quotidianità redime e allo stesso tempo condanna. La passione e il sentimento, nella logica di Kim, forse non ci salveranno più. O perlomeno val la pena osservare e accettare entrambi i lati della medaglia, ben rappresentati dalla metafora del “soffio” che dà il titolo alla pellicola: il respiro è vita/presenza e contiene quasi per definizione una connotazione positiva, ma è anche morte/assenza, perché destinato a non poter durare in eterno. Fondata al solito sui totem della critica alla società coreana e della abietta mancanza di comunicazione tra individui, la potente inquietudine di Soffio destabilizza e illumina. Kim Ki-duk interpreta il direttore del carcere, demiurgo che – in un cortocircuito meta-filmico stuzzicante ed efficace – osserva e controlla il destino della coppia protagonista. Presentato in concorso al 60° Festival di Cannes (2007).
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