Sogni
Dreams
1990
Paesi
Usa, Giappone
Generi
Fantasy, Drammatico, Sperimentale
Durata
119 min.
Formato
Colore
Regista
Akira Kurosawa
Attori
Akira Terao
Toshihiko Nakano
Mitsuko Baishō
Mitsunori Isaki
Masayuki Yui
Mieko Harada
Chishū Ryū
Martin Scorsese
Film a episodi. In Raggi di sole nella pioggia, un bambino (Toshihiko Nakano) viene rimproverato dalla madre (Mitsuko Baishō) per avere osservato di nascosto le nozze celebrate da un corteo di volpi; ne Il pescheto, un ragazzo (Mitsunori Isaki) incontra alcune divinità naturali, che gli mostrano la bellezza di un giardino destinato alla distruzione; in La tormenta, due scalatori (Masayuki Yui e Akira Terao) rischiano di soccombere alla neve e al gelo, incarnati da una demoniaca fata (Mieko Harada); ne Il tunnel, un comandante (Terao) sopravvissuto alla guerra è perseguitato dal senso di colpa per la morte dei compagni; in Corvi, un pittore (Terao) penetra nei dipinti di Vincent Van Gogh (Martin Scorsese); in Fuji in rosso, una nuvola nera incombe su un'umanità allo sbando; ne Il demone che piange, l'apocalisse nucleare ha trasformato i sopravvissuti in mostri cannibali; ne Il villaggio dei mulini, la soave perfezione del mondo è celebrata da un vecchio saggio (Chishu Ryu). «Cercare di interpretare i sogni razionalmente è un controsenso». Dopo lo straordinario Ran (1985), Akira Kurosawa si rimette coraggiosamente in gioco, strutturando otto segmenti che offrono un'interpretazione del sogno come «forma di espressione originale». L'infanzia, le passioni, le angosce, l'amore viscerale nei confronti di una Natura bistrattata: il regista giapponese delinea una sorta di viaggio interiore, tentando un'apologia della semplicità e dell'immediatezza (i messaggi insiti in ogni episodio sono evidenti e per nulla subliminali) e dimostrando ancora una volta quella forza morale che è stata il cardine di tutta la sua carriera. Il risultato è ipnotico e viscerale, anche se altalenante: da antologia l'omaggio a Vincent Van Gogh (Corvi) e l'allegoria della morte rappresentata in La tormenta, più didascalici e schematici Il tunnel e Il demone che piange. Un'opera quasi sperimentale, non del tutto coerente a causa di certe cadute retoriche; in ogni caso, la visualizzazione formale dell'interiorità umana, tra colori sgargianti ed espedienti tecnici perfettamente funzionali, colpisce l'occhio spettatoriale con una potenza impressionante. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes; candidato a un Golden Globe come miglior film straniero. Produce Steven Spielberg.
Maximal Interjector
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