Dopo tanti anni come cameriere d'albergo, Checco (Checco Zalone) decide di licenziarsi e intraprendere una nuova carriera come venditore porta a porta di aspirapolveri. L'iniziale successo lo porta a vivere al di sopra delle sue possibilità, ma l'improvviso crollo delle vendite e il licenziamento della moglie (Miriam Dalmazio) lo lasciano indebitato. A questo si aggiunge la promessa fatta al figlio (Robert Dancs) di una vacanza da sogno se avesse preso tutti dieci in pagella: promessa che sarà costretto a mantenere.
Terzo lungometraggio con protagonista Checco Zalone e terzo incredibile successo per il comico pugliese, Sole a catinelle ha avuto una fortuna a dir poco straordinaria ai botteghini italiani, superando addirittura i 50 milioni di euro d’incasso. La formula del film è sempre la stessa del “cinema di Zalone”: tematiche superficiali, situazioni stereotipate e semplici pretesti per mettere in scena in tutti i modi la comicità dell'attore pugliese. Si cerca di prendere spunto dall'attualità (la crisi economica che alimenta le derive consumistiche invece che sedarle), ma non c'è nulla di diverso dal solito, con una regia scolastica e una sceneggiatura quasi inesistente. Nunziante (regista e co-sceneggiatore insieme a Luca Medici) tenta di proporre qualche spunto interessante sul mondo del lavoro e sul rapporto tra genitori e figli, ma lo humour basico di Zalone è qui ai minimi termini, sorretto da battutacce ben poco spiritose ed equivoci che non strappano mai il sorriso. L'impressione è quella di aver toccato il fondo.