Somewhere
Somewhere
2010
Paesi
Usa, Gran Bretagna, Italia, Giappone
Genere
Drammatico
Durata
97 min.
Formato
Colore
Regista
Sofia Coppola
Attori
Stephen Dorff
Elle Fanning
Chris Pontius
Lala Sloatman
Michelle Monaghan
Laura Chiatti
Jo Champa
L'esistenza apatica dell'attore hollywoodiano Johnny Marco (Stephen Dorff) è scossa dall'arrivo della figlioletta undicenne Cleo (Elle Fanning), la cui vicinanza lo porterà a compiere il sofferto bilancio di una vita segnata dalla solitudine, nonostante fama, denaro e belle donne.
Al quarto lungometraggio, Sofia Coppola prosegue la sua poetica aerea e sofisticata indagando l'insicurezza, la fragilità e, in definitiva, la profonda malinconia di un uomo ferito nei sentimenti dalla propria incapacità di rapportarsi alla realtà dei piccoli gesti quotidiani e alle emozioni autentiche. Non una condanna del divismo con tutti gli eccessi che comporta o uno scontato percorso di autoanalisi, bensì un ritratto umanissimo così rarefatto da sembrare, a un primo grado di lettura, inconsistente. Ma la Coppola, con il consueto gusto per il dettaglio, carica gli ambienti (lo Chateau Marmont, l'Hotel Principe Di Savoia, il palazzetto del ghiaccio) e il paesaggio (una California ora frenetica, ora desolata) di una forte valenza metaforica, funzionale a descrivere lo stato d'animo del protagonista, per analogia o per contrasto. Il rapporto padre-figlia scivola senza inutili sentimentalismi. Profondamente superficiale? No. Superficialmente profondo? Forse. Fotografia desaturata di Harris Savides e colonna sonora che comprende hit di Gwen Stefani, Foo Fighters, The Police, The Strokes, Bryan Ferry e Phoenix (il cui frontman, Thomas Mars, è il marito della Coppola). Leone d'oro alla Mostra di Venezia, non senza qualche polemica.
Al quarto lungometraggio, Sofia Coppola prosegue la sua poetica aerea e sofisticata indagando l'insicurezza, la fragilità e, in definitiva, la profonda malinconia di un uomo ferito nei sentimenti dalla propria incapacità di rapportarsi alla realtà dei piccoli gesti quotidiani e alle emozioni autentiche. Non una condanna del divismo con tutti gli eccessi che comporta o uno scontato percorso di autoanalisi, bensì un ritratto umanissimo così rarefatto da sembrare, a un primo grado di lettura, inconsistente. Ma la Coppola, con il consueto gusto per il dettaglio, carica gli ambienti (lo Chateau Marmont, l'Hotel Principe Di Savoia, il palazzetto del ghiaccio) e il paesaggio (una California ora frenetica, ora desolata) di una forte valenza metaforica, funzionale a descrivere lo stato d'animo del protagonista, per analogia o per contrasto. Il rapporto padre-figlia scivola senza inutili sentimentalismi. Profondamente superficiale? No. Superficialmente profondo? Forse. Fotografia desaturata di Harris Savides e colonna sonora che comprende hit di Gwen Stefani, Foo Fighters, The Police, The Strokes, Bryan Ferry e Phoenix (il cui frontman, Thomas Mars, è il marito della Coppola). Leone d'oro alla Mostra di Venezia, non senza qualche polemica.
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