Amburgo. Maria (Jutta Lampe) è una donna brillante e in carriera, mentre sua sorella Anna (Gudrun Gabriel) è fragile e incapace di rendersi autonoma. Quando quest'ultima si suicida, Maria ospita in casa la dattilografa Myriam (Jessica Früh): proverà a farla diventare un duplicato della sorella morta. In un'atmosfera sospesa che intreccia soluzioni malinconiche ad altre più misteriose, la berlinese von Trotta firma uno dei titoli più controversi e interessanti della sua carriera. Le due (o, forse, sarebbe meglio dire “tre”) sorelle danno vita a un legame morboso e ambiguo che, dopo la tragedia, seguirà svolte inaspettate. Nonostante un formalismo eccessivo che sa troppo di maniera (unica grande pecca di una pellicola ricca di pregi), la pellicola sorprende per come sa trattare il senso di colpa tutto borghese che opprime Maria, capace di bucare lo schermo e di lasciare più d'uno spunto di riflessione sul film e su tutto il primo cinema della Von Trotta. Da vedere, anche perché Jutta Lampe è semplicemente strepitosa.