Cassius Green (Lakeith Stanfield) è un giovane di colore che vive nel garage di suo zio con la fidanzata artista Detroit (Tessa Thompson), faticando ogni mese a pagare l’affitto. Alla disperata ricerca di un lavoro, viene assunto in un’agenzia di telemarketing, dove riesce a fare carriera grazie a un bizzarro trucco. Una volta arrivato all’apice, però, scoprirà che non tutto è come sembra.
Il rapper e musicista Boots Riley, al suo esordio cinematografico, sceglie una storia a metà fra commedia, fantascienza e puro cinema politico per raccontare le disparità sempre presenti nella società americana. La struttura dell’agenzia di telemarketing in cui lavorano i personaggi richiama le divisioni gerarchiche di un’America spaccata a metà dalla povertà, problematica spesso collegata alle discriminazioni sociali con base razziale: Cassius e i suoi colleghi lavorano in uno stanzino sottoterra, sfruttati e sottopagati, costretti a ripetere le stesse battute un numero infinito di volte (a cominciare dalla frase del titolo); all’ultimo piano, invece, i “top sellers”, venditori di successo che si dedicano a merci preziose, stanno comodi nei loro ampi uffici. Presto Cassius (soprannominato “Cash”, denaro, perfetto nome parlante) si unisce a loro ma le divisioni e gli stereotipi non cambiano, anzi. Attraverso una cornice al limite dell’assurdo (anche con qualche esagerazione di troppo) e grazie a passaggi narrativi originali, Riley porta avanti un potente discorso critico e si inserisce nel panorama cinematografico al fianco di registi come Jordan Peele e Spike Lee. Il cast è formato da volti noti, dal protagonista Lakeith Stanfield (famoso per la serie Atlanta e il ruolo in Get Out) a Tessa Thompson (Valkyrie nell’universo Marvel), ma a svettare su tutte è la performance di Armie Hammer, scatenato, perfido e cocainomane amministratore delegato di un’azienda.