Scappando da una banda di criminali, Ivan (Claudio Botosso), prossimo alle nozze, finisce nella cantina di un ristorante cinese dove trova una porta e un telecomando che la gestisce. Azionando il marchingegno si arriva in un mondo parallelo in cui vivono la giovane Eva (Amanda Sandrelli) e il padre inventore (Bernard Blier): Ivan rimane affascinato dalla ragazza e da quel mondo. Una serie di eventi sconvolgeranno l'uomo e lo porteranno a mettere in discussione la sua vita. Bruno Bozzetto si mette per la prima e unica volta alla prova in un film interpretato unicamente da attori in carne e ossa. La trama è quella di una favola surreale, che ricorda le atmosfere di Terry Gilliam e Steven Spielberg, omaggiato dal regista facendo indossare a Eva la maschera di E.T. L'opera è in linea con la poetica di Bozzetto, che suggerisce una vita all'insegna dell'ecologia e della serenità al posto delle nevrosi del mondo contemporaneo, gravato da vizi, manie e idiosincrasie. Ivan sembra la versione reale del signor Rossi, il personaggio di animazione più famoso creato dal regista milanese. A differenza del suo alter ego, però, il protagonista qui riesce a dare una svolta alla sua condizione di uomo assuefatto alla frenesia della vita odierna, diventando una persona cosciente delle proprie scelte. Il risultato di questo esperimento, tuttavia, presenta alcuni limiti, a partire dagli interpreti scelti (soprattutto una stralunata Amanda Sandrelli) oltre a una marcata ingenuità nello svolgere la vicenda. Peccato, perché gli spunti ci sono ma manca solidità e tenuta narrativa.