Sotto la bandiera del Sol Levante
Gunki hatameku motoni
1972
Paese
Giappone
Generi
Drammatico, Guerra
Durata
96 min.
Formati
Colore, Bianco e Nero
Regista
Kinji Fukasaku
Attori
Tetsuro Tanba
Sachiko Hidari
Sanae Nakahara
Yumiko Fujita
Noboru Mitani
Kan'emon Nakamura
Sulla base di alcuni dubbi documenti che proverebbero l'esecuzione di suo marito (Tetsurō Tanba) per diserzione, la vedova di guerra Sakie Togashi (Sachiko Hidari) non ha mai ricevuto alcun sussidio dal ministero del welfare giapponese. Nel 1971, ventisei anni dopo la fine della guerra, la donna si mette sulle tracce di quattro commilitoni del marito sopravvissuti, decisa a conoscere finalmente la verità.
Dopo Tora! Tora! Tora! (1970), torna a parlare di Seconda guerra mondiale Kinji Fukasaku che, all'età di quindici anni, era rimasto direttamente coinvolto negli orrori della guerra. Con Sotto la bandiera del Sol Levante scrive, insieme a Norio Osada e Kaneto Shindō, un film demitizzante e prepotentemente antimilitarista, caricato di una crudezza efferata che riporta alla memoria il celebre Fuochi nella pianura (1959) di Kon Ichikawa. Servendosi di una struttura a incastro di flashback, presa in prestito dal Rashomon (1950) di Akira Kurosawa, Fukasaku compone un mosaico di orrori frammentato e contraddittorio che, svuotando di senso i concetti di onore, disciplina e patriottismo, mette coraggiosamente a nudo l'ipocrisia del Giappone democratizzato. Coperti di fango e sangue, consumati dalla fame e ridotti ad atti di cannibalismo, tanto gli eroi che i traditori diventano ugualmente vittime senza più residui di umanità. In contrasto con la retorica ordinata e ben vestita che apre la pellicola (fotografie e filmati di repertorio prima celebrativi e poi commemorativi), per Fukasaku la guerra è prima di tutto un fatto fisico, repellente e intriso di umori, che può essere rievocato appropriatamente solo con un gusto parossistico dell'orrore e una messa in scena furiosa e compulsiva (camera a mano, angolature estreme, zoomate e improvvise virate dal bianco e nero al colore nei momenti più efferati). Tratto da un libro di Shoko Yuki.
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