Il matrimonio della principessa Diana (Kristen Stewart) e del principe Carlo (Jack Farthing) è da tempo in crisi. Sebbene le voci di tradimenti e di divorzio abbondino, in occasione delle feste di Natale nella residenza reale di Sandringham sembra che possa farsi strada una parentesi di pace. Si mangia e si beve, si spara e si caccia. Diana conosce il gioco, ma quest’anno le cose andranno molto diversamente dal previsto.
«Where the fuck am I?» Si apre con questa battuta Spencer, terzo (anti)biopic nella carriera di Pablo Larraín dopo gli altrettanto potenti Neruda e Jackie, entrambi del 2016. Non è (sol)tanto il “dove”, però, il punto della questione in cui incappa Diana in queste giornate in cui il regista cileno e lo sceneggiatore Steven Knight immaginano cosa potrebbe essere accaduto, mescolando realtà e finzione, tanto nel copione quanto nella scelta dei personaggi. Spencer è infatti anche un film sul “quando”, una pellicola che ragiona sullo spazio ma anche sul tempo, una pellicola di fantasmi dove la necessità di ritrovare una propria memoria storica (o un proprio cognome!) diventa fondamentale per affrontare diversamente il futuro. Cerimonie che si ripetono seguendo tradizioni ormai sorpassate, tutto perfettamente programmato tanto da far sembrare che gli eventi siano già avvenuti prima del loro effettivo accadimento: un film soffocante, come una collana di perle troppo stretta, per lo spettatore che empatizza con una protagonista che si trova, non solo in uno spazio, ma anche in un tempo sbagliato, e dovrà riprendere il passato per poter dare vita a un nuovo futuro, o a una nuova identità. Grazie a una confezione come sempre impeccabile (bellissime anche le musiche di Jonny Greenwood), Larraín firma l’ennesimo gioiello della sua carriera, riuscendo ancora una volta a ripensare a suo modo il genere biografico e dimostrando una capacità tecnica che, soprattutto per quanto riguarda il montaggio alternato, ha pochissimi eguali. Notevole il copione di Steven Knight, che ha qualche lieve calo nelle sequenze finali ma che, lungo la visione, regala ottimi momenti di dialogo e di costruzione del personaggio principale, in primis. Grande prova di Kristen Stewart in uno dei ruoli più complessi della sua carriera. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021.