Wyoming, 1880. Il pacifico ex pistolero William Munny (Clint Eastwood) decide di rispolverare la vecchia colt appesa al chiodo: l'occasione è la caccia, con l'amico Ned Morgan (Morgan Freeman) e il giovane Kid (Jaimz Woolvett), a un gruppo di delinquenti che ha sfregiato una prostituta. Contro di loro, uno sceriffo ostinato e crudele (Gene Hackman).
Primo vero grande film di Clint Eastwood, Gli spietati è un'opera pessimista, dal respiro crepuscolare e in un certo senso decadente, che mette al centro un universo virile antieroico e non riconciliato. Per molti, rappresenta il definitivo canto del cigno su un Mito e su un genere cinematografico, il western, appartenenti ormai al passato. Paradossalmente, il film ha però segnato anche la seconda giovinezza artistica dell'autore, la cui carriera ha da quel momento conosciuto un'ascesa progressiva e un riconoscimento sempre più unanime da parte della critica. Merito di una narrazione fluida, del respiro epico, della lucidità nel riconoscere la violenza come fondamento della cultura americana. La dedica finale è ai suoi due Maestri, “Sergio (Leone) e Don (Siegel)”. All'epicità del primo e al tono dissacrante del secondo, si affianca un'estetica più vicina al classicismo, con echi fordiani e assenza di orpelli e virtuosismi tecnici. Ruolo breve ma indimenticabile per il grande Richard Harris (il pistolero dandy English Bob); Frances Fisher (Strawberry Alice) era all'epoca compagna del regista. Quattro Oscar: miglior film, regia, attore non protagonista (Hackman, villain decisamente sui generis) e montaggio (Joel Cox).