Corniciaio omosessuale con l'hobby del travestitismo, Alessio (Ugo Tognazzi) si prodiga per cautelare l'inquieta figliastra Mimmina (Jenny Tamburi), che viene però arrestata in seguito a un aborto. Pronto a tutto pur di evitarle il carcere, l'uomo si mette al servizio di un commissario (Maurice Ronet), vendendogli informazioni: le conseguenze saranno devastanti. Commedia che vira al nichilismo più totale, permeata da un sottile quanto imperante senso di disperazione; Vittorio Caprioli (che si ritaglia il ruolo di “Bambola di Pechino”), alla sua quinta prova dietro la macchina da presa e sceneggiatore con Bernardino Zapponi ed Enrico Medioli, confeziona un apologo sul diritto inalienabile ad essere “diverso” (la comunità di travestiti che circonda Alessio, tratteggiata con tenerezza e partecipazione), sulle miserie del quotidiano e sulla fondamentale solitudine a cui l'essere umano sembra essere condannato. Regia solida, una disturbante (quanto costruttiva) ambiguità di fondo, incentrata soprattutto sulla figura del commissario (a testimoniare la reale portata dell'anomalia, non certo derivante dall'orientamento sessuale) e un protagonista che suscita empatia e desolazione, interpretato da un Ugo Tognazzi in stato di grazia; peccato che lo sviluppo ceda a un'indecisione nell'impianto narrativo, con una confusione tra registri destinata a minare almeno in parte il risultato finale. Musiche di Fiorenzo Carpi, fotografia di Giuseppe Rotunno.