15 ore di film e 7 anni di lavorazione per raccontare 120 anni di storia del cinema. Dalle origini al digitale, passando per le avanguardie che hanno continuamente ripensato il linguaggio cinematografico.

Mai nessun cineasta ha tentato di raccordare l'intero percorso evolutivo della settima arte dentro i confini di una narrazione documentaria che coniugasse accuratezza storica, completezza geografica, competenza ed entusiasmo. Ci prova Mark Cousins, critico e documentarista irlandese, attraverso sequenze di film, interviste a cineasti e riprese dei luoghi in cui, in giro per il mondo, si è fatto il cinema. Una missione titanica, difficilissima da portare a compimento senza cadere in colpevoli dimenticanze. Pur sforzandosi di contenere i suoi criteri dentro un registro di oggettività storica, Cousins fa venire fuori spesso il proprio gusto (e, forse, non poteva essere altrimenti) lanciandosi anche in coraggiosi e suggestivi paragoni tra film e filoni di epoche molto diverse tra loro. Quella del critico-regista, tuttavia, è sostanzialmente una storia del medium cinematografico, di come cioè il linguaggio filmico è andato modificandosi nel corso del tempo. Non una fredda enumerazione enciclopedica, né una storia della tecnica cinematografica, ma un racconto focalizzato sulle potenzialità espressive del mezzo e su come i registi ne abbiamo saputo cogliere, secondo le diverse sensibilità e atmosfere del tempo, la ricchezza e la profondità. In ogni caso, un'esperienza da ascoltare e da vedere.