The Strangers: Prey at Night
Strangers: Prey at Night
2018
Paese
Usa
Genere
Horror
Durata
85 min.
Formato
Colore
Regista
Johannes Roberts
Attori
Christina Hendricks
Bailee Madison
Martin Henderson
Lewis Pullman
Cindy (Christina Hendricks) e suo marito Mike (Martin Henderson) decidono di fare un viaggio in roulotte con i loro due figli adolescenti, la ribelle Kinsey (Bailee Madison) e Luke (Lewis Pullman). Quella che inizia come una comune gita familiare si trasforma presto nel loro peggior incubo all’arrivo in un camping abbandonato. Nel buio della notte tre psicopatici mascherati, con inspiegabili intenti omicidi, faranno loro visita per spingerli in un gioco al massacro oltre il limite umano.
Sequel di un non così trascurabile esperimento horror di successo che arriva esattamente dieci anni dopo il primo capitolo, che in Italia conquistò oltre 2 milioni di euro al bottteghino, il film di Johannes Roberts (47 metri) può vantare alla sceneggiatura la collaborazione di Bryan Bertino, regista esordiente del capostipite. Una presenza che è garanzia di continuità per un film che si limita a replicare pregi e difetti del predecessore, basandosi su eventi realmente accaduti e costruendo una funzionale per quanto prevedibile idea di tensione e di messa in scena al servizio dello spavento più o meno a effetto. Non mancano cadute di tono e di stile e momenti affrettati e affettati, ma l’operazione nel complesso riesce a fare il suo dovere di film di genere puro e semplice, slegato da ambizioni ulteriori. Tra fratelli adolescenti solo in apparenza coltelli, allusioni alla crisi economica della provincia suburbana americana e un prologo forse troppo tirato per le lunghe, il film predilige per fortuna la radiografia familiare al body counting e qualche sequenza sanguinolenta d’impatto figurativo al posto della trita, prevedibile carneficina che gioca d’accumulo. Alcune scene, pur dentro un prodotto industriale concepito in serie, sono di ottima suggestione ambientale, tra zoom a schiaffo che intervengono a sorpresa, come se l’occhio del regista prendesse vita di pari passo all’apice della paura, e coreografie horror-musicali, come quella assemblata sulle note di Making Love Out of Nothing at All della band australiana anni Ottanta Air Supply. Memorabile la scena iniziale in cui il pater familias si autodefinisce “re del tetris” nell’impilare una serie di valigioni nel bagagliaio dell’auto prima della partenza per il fine settimana dell’orrore.
Sequel di un non così trascurabile esperimento horror di successo che arriva esattamente dieci anni dopo il primo capitolo, che in Italia conquistò oltre 2 milioni di euro al bottteghino, il film di Johannes Roberts (47 metri) può vantare alla sceneggiatura la collaborazione di Bryan Bertino, regista esordiente del capostipite. Una presenza che è garanzia di continuità per un film che si limita a replicare pregi e difetti del predecessore, basandosi su eventi realmente accaduti e costruendo una funzionale per quanto prevedibile idea di tensione e di messa in scena al servizio dello spavento più o meno a effetto. Non mancano cadute di tono e di stile e momenti affrettati e affettati, ma l’operazione nel complesso riesce a fare il suo dovere di film di genere puro e semplice, slegato da ambizioni ulteriori. Tra fratelli adolescenti solo in apparenza coltelli, allusioni alla crisi economica della provincia suburbana americana e un prologo forse troppo tirato per le lunghe, il film predilige per fortuna la radiografia familiare al body counting e qualche sequenza sanguinolenta d’impatto figurativo al posto della trita, prevedibile carneficina che gioca d’accumulo. Alcune scene, pur dentro un prodotto industriale concepito in serie, sono di ottima suggestione ambientale, tra zoom a schiaffo che intervengono a sorpresa, come se l’occhio del regista prendesse vita di pari passo all’apice della paura, e coreografie horror-musicali, come quella assemblata sulle note di Making Love Out of Nothing at All della band australiana anni Ottanta Air Supply. Memorabile la scena iniziale in cui il pater familias si autodefinisce “re del tetris” nell’impilare una serie di valigioni nel bagagliaio dell’auto prima della partenza per il fine settimana dell’orrore.
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