Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet
L'extravagant voyage du jeune et prodigieux T.S. Spivet
2013
Paesi
Francia, Canada
Generi
Azione, Avventura, Drammatico
Durata
105 min.
Formato
Colore
Regista
Jean-Pierre Jeunet
Attori
Kyle Catlett
Niamh Wilson
Jakob Davies
Helena Bonham Carter
Judy Davis
T.S Spivet (Kyle Catlett) ha dieci anni e vive in un ranch del Montana con i genitori e la sorellina Gracie (Niamh Wilson). Il suo gemellino, Layton (Jakob Davies), è deceduto a causa di un tragico incidente. T.S. Spivet, nonostante la sua giovanissima età, è un inventore prodigioso, oltre che un ragazzino intelligentissimo.
Jeunet mette da parte il suo gusto rutilante per la bizzarria e l'invenzione – i tratti distintivi che l'hanno reso celebre con Il favoloso mondo di Amelie (2001) – per sposare l'immaginario di una favola pura e semplice, privata di ogni sovrastruttura stilistica e, volutamente, diretta al cuore e alla sensibilità dei più piccoli. Un film che può farsi lodare per un uso non piatto né plastificato del 3D, e per il modo in cui abbassa il suo sguardo a livello di fanciullo, ma dei pregi e della ricchezza generosa del cinema dell'autore francese c'è purtroppo ben poca traccia. Senza contare che l'apertura all'essenzialità dello stupore, tanto rivendicata dai sostenitori del film, è più stucchevole che autentica. Consigliato soprattutto a chi non era, né si è mai dichiarato, fan del regista di Delicatessen (1991), che forse ne apprezzerà maggiormente la leggerissima sobrietà e il candore cromatico delle immagini.
Jeunet mette da parte il suo gusto rutilante per la bizzarria e l'invenzione – i tratti distintivi che l'hanno reso celebre con Il favoloso mondo di Amelie (2001) – per sposare l'immaginario di una favola pura e semplice, privata di ogni sovrastruttura stilistica e, volutamente, diretta al cuore e alla sensibilità dei più piccoli. Un film che può farsi lodare per un uso non piatto né plastificato del 3D, e per il modo in cui abbassa il suo sguardo a livello di fanciullo, ma dei pregi e della ricchezza generosa del cinema dell'autore francese c'è purtroppo ben poca traccia. Senza contare che l'apertura all'essenzialità dello stupore, tanto rivendicata dai sostenitori del film, è più stucchevole che autentica. Consigliato soprattutto a chi non era, né si è mai dichiarato, fan del regista di Delicatessen (1991), che forse ne apprezzerà maggiormente la leggerissima sobrietà e il candore cromatico delle immagini.
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