Suburbicon
Suburbicon
2017
Paese
Usa
Genere
Commedia
Durata
105 min.
Formato
Colore
Regista
George Clooney
Attori
Matt Damon
Oscar Isaac
Julianne Moore
Noah Jupe
Fine anni Cinquanta. Suburbicon è una pacifica e idilliaca comunità periferica caratterizzata da case a buon mercato e giardini ben curati. Tuttavia, l’apparente tranquillità si spezza con l’arrivo in città di una famiglia di colore contro cui si scaglia l’intera comunità.
Tre anni dopo il fallimentare Monuments Men (2014), George Clooney torna dietro la macchina da presa adattando una sceneggiatura mai portata sul grande schermo che i fratelli Coen scrissero durante gli anni Ottanta. Insieme al fidato Grant Heslov, Clooney ha riesumato il copione e, pur parlando dell’America degli anni Cinquanta, l’ha adattato pensando agli Stati Uniti contemporanei, quelli segnati dall’elezione di Trump. Dietro le belle facciate delle ville della borghesia a stelle e strisce di Suburbicon – esplicita metafora degli States di ieri e di oggi – si nascondono ipocrisie, razzismo e tensioni che finiscono per esplodere in una potentissima spirale di violenza. La famiglia protagonista, con al centro un Matt Damon che raramente si è visto così diabolico sul grande schermo, è allegoria dell’intero discorso sociopolitico portato avanti dall’impegnato regista americano. Il cinismo del cinema dei Coen c’è tutto, e si sentono quelle atmosfere da commedia ner(issim)a che hanno sempre fatto parte dello stile degli autori di Fargo (1996), anche se non sempre la sceneggiatura risulta incisiva e alcuni elementi (sul razzismo, in primis) possono risultare un po’ pretestuosi. Il gioco, però, diverte (a denti stretti) fino alla fine, supportato efficacemente da un cast in buona forma (si segnala Julianne Moore in un doppio ruolo) e da un montaggio capace di tenere il ritmo costantemente alto. Presentato in concorso alla Mostra di Venezia 2017.
Tre anni dopo il fallimentare Monuments Men (2014), George Clooney torna dietro la macchina da presa adattando una sceneggiatura mai portata sul grande schermo che i fratelli Coen scrissero durante gli anni Ottanta. Insieme al fidato Grant Heslov, Clooney ha riesumato il copione e, pur parlando dell’America degli anni Cinquanta, l’ha adattato pensando agli Stati Uniti contemporanei, quelli segnati dall’elezione di Trump. Dietro le belle facciate delle ville della borghesia a stelle e strisce di Suburbicon – esplicita metafora degli States di ieri e di oggi – si nascondono ipocrisie, razzismo e tensioni che finiscono per esplodere in una potentissima spirale di violenza. La famiglia protagonista, con al centro un Matt Damon che raramente si è visto così diabolico sul grande schermo, è allegoria dell’intero discorso sociopolitico portato avanti dall’impegnato regista americano. Il cinismo del cinema dei Coen c’è tutto, e si sentono quelle atmosfere da commedia ner(issim)a che hanno sempre fatto parte dello stile degli autori di Fargo (1996), anche se non sempre la sceneggiatura risulta incisiva e alcuni elementi (sul razzismo, in primis) possono risultare un po’ pretestuosi. Il gioco, però, diverte (a denti stretti) fino alla fine, supportato efficacemente da un cast in buona forma (si segnala Julianne Moore in un doppio ruolo) e da un montaggio capace di tenere il ritmo costantemente alto. Presentato in concorso alla Mostra di Venezia 2017.
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