Il Vagabondo (Charlie Chaplin) si addormenta su una panchina e sogna di essere trasportato in un passato preistorico. Uno dei corti meno interessanti di Chaplin, che trova però forza nell'impatto visivo: il protagonista vestito di pelliccia ma con immancabili bombetta e bastone non può che suscitare ilarità. Funzionanti anche le “invenzioni” primitive che precorrono di parecchi decenni i Flinstones di Hanna-Barbera: il bar di pietra, la business card incisa su un grosso pezzo di pelle. Inoltre, viene anticipato l'elemento onirico caro a Chaplin, che spesso ama mettere in scena i sogni dei suoi personaggi. Al di là di questo, sono da ricordare una sequenza di gag “cavernicole” e la lotta per la supremazia e il controllo dell'harem, tra Chaplin e il brutale re della comunità (il caratterista Mack Swain). Si tratta di uno dei primi corti in assoluto diretti dal futuro regista di Tempi moderni (1936) e Luci della ribalta (1952). Conosciuto anche con i titoli Charlot re per un giorno o Charlot e gli uomini preistorici.