Ohio, 1979. Il quattordicenne Joe Lamb (Joel Courtney) e i suoi amici sfuggono alla noia della provincia girando un film di fantascienza amatoriale. Una notte, i ragazzi riprendono uno strano incidente ferroviario, cui segue nei giorni successivi una serie di fenomeni inspiegabili. Joe e gli altri scoprono che di mezzo ci sono una misteriosa creatura e un'operazione governativa segreta.

Divenuto celebre come produttore di serie tv cult come Lost e Fringe, J. J. Abrams è qui al suo terzo film da regista. Dopo aver fatto “risorgere” con il reboot Star Trek (2009) una delle saghe più amate di sempre, ancora una volta sceglie di guardare al passato: l'omaggio è stavolta al cinema di Steven Spielberg, tanto che a co-produrre il film è proprio la Amblin Entertainment di quest'ultimo, a fianco della Bad Robot di Abrams. Dalla trama ai personaggi, dalla colonna sonora all'atmosfera che percorre ogni singolo frame, Super 8 è un bell'omaggio a E.T. – L'extra-terrestre (1982) con qualche tocco di Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977): una pellicola romanticamente vintage che sembra uscita dagli anni Settanta-Ottanta (guarda caso, si ambienta proprio in quell'epoca) e ne gronda tutto lo spirito ingenuo, infantilista e ribelle. Favola e racconto di formazione leggermente zuccheroso, si distingue dagli originali soprattutto per un elemento: la lieve connotazione horror, tanto che a molti è venuto spontaneo il parallelismo con il monster-movie Cloverfield (2008, Matt Reeves) prodotto proprio da Abrams. Con un'opera garbata, godibile e colma di citazionismo cinefilo, il regista non punta certo all'originalità, ma non si può dire che l'operazione nostalgia non gli riesca abilmente. È curioso che vengano dispiegati un gran numero di effetti digitali da blockbuster contemporaneo allo scopo di esaltare il cinema analogico e artigianale di una volta. I titoli di coda, su cui scorre il finto film “casalingo” girato dai protagonisti (in super 8, appunto), valgono da soli l'intera pellicola.