Supernova
Supernova
2020
Chili
Paese
Gran Bretagna
Genere
Drammatico
Durata
93 min.
Formato
Colore
Regista
Harry Macqueen
Attori
Colin Firth
Stanley Tucci
Pippa Haywood
Autunno. Sam (Colin Firth) e Tusker (Stanley Tucci), compagni da vent’anni, sono in viaggio attraverso l’Inghilterra e intendono far visita ad amici e familiari, ripercorrendo i luoghi del loro passato. Da quando, due anni prima, a Tusker è stata diagnostica una forma precoce di demenza, le loro vite non sono più state le stesse. 

Secondo lungometraggio di Harry Macqueen, cineasta inglese con alle spalle una carriera come attore (è apparso in Me and Orson Welles di Richard Linklater), Supernova è una dolente e affettuosa incursione nel dramma privato di una coppia omosessuale, costretta a fare i conti con una situazione ben più grande della loro capacità umana ed emotiva: uno scoglio apparentemente insormontabile, quello della malattia di uno dei due, che li porterà a rileggere retrospettivamente tutto il tempo trascorso insieme e a dover ipotizzare faticosamente un futuro, mentre il vuoto di senso e la disperazione intorno a loro si fanno sempre più gelidi e opprimenti, confluendo in un grumo di angoscia incancellabile e in un groppo in gola difficile da sciogliere. A partire da uno spunto narrativo non certo facile da maneggiare, ad alto rischio di ricatto e di soluzioni retoriche o ricattatorie, ma gestito con molta classe e una buona dose di tatto ed eleganza, Supernova utilizza il debole pretesto del road movie nei brulli paesaggi inglesi per soffermarsi su due uomini legati da un amore profondissimo e appassito solo in apparenza (Tusker, tra l’altro, vuole convincere Sam, di professione pianista, a tenere un ultimo concerto dopo che il partner ha anch’egli abbandonato il lavoro per stargli vicino). Il cuore del film non risiede tanto nel cadenzato andamento narrativo, piuttosto statico e prevedibile e non sempre a fuoco nel tratteggio sfocato e accessorio dei personaggi di contorno, quanto nel pudore lancinante e nella tenerezza con cui il rapporto tra i due è tratteggiato: carezze, dettagli di mani giunte e scorci di intimità colti con una purezza e una sincerità non indifferenti, con un garbo che sa farsi largo anche sul fronte della negazione forzata della sessualità tra i due protagonisti con tutto il corredo di malinconia e senso di inadeguatezza che ne deriva. Di tanto in tanto la sceneggiatura, comunque di solido mestiere, procede col pilota automatico, ma le schermaglie, ora colte e sferzanti ora totalmente disarmate, tra Sam e Tusker colpiscono nel segno, come nella sequenza della registrazione del finto podcast BBC Fouee, in quella della cena con la lettura di Sam di una lettera scritta dal compagno e soprattutto nella lunga cena finale, che accompagna i protagonisti in un rendez vous sommesso e straziante, tra rabbia, slanci d’amore e misurate dissolvere al nero. Gara di bravura tra Stanley Tucci e Colin Firth, entrambi superiori a ogni elogio per impegno, sensibilità, reciproco senso di equilibrio l’uno rispetto all’altro e meravigliosamente al servizio del copione (i due attori hanno dichiarato che l’amicizia ventennale che li lega nella vita reale li ha molto aiutati a gestire un romance tra due persone così affiatate e indissolubili). Il titolo fa riferimento al cielo stellato che apre e chiude il film e a un discorso di Tucci sulle supernova, ovvero gli astri nell’ultima fase della loro vita quando muoiono di morte infuocata e disperdono energia. Il regista, per un periodo di tre anni, ha lavorato a stretto contatto con i principali specialisti della demenza del Regno Unito e collaborato con molte persone e famiglie colpite dalla malattia. Presentato al Festival di San Sebastián e alla Festa del Cinema di Roma 2020.
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