Un regista in crisi (Miguel Ángel Solá) vuole realizzare un musical dedicato al tango e alla storia argentina: la lavorazione del progetto avrà conseguenze sia professionali che personali e sentimentali. La lenta e meditata panoramica d'apertura sullo splendido tramonto che cala, accompagnato da una dolce melodia, su Buenos Aires dice già molto sul film: estremamente affascinante (l'entrata degli attori che interpretano i migranti sulle note dell'Aida) a livello visivo e musicale, più dimenticabile e superficiale a livello narrativo e di contenuti, nonostante la componente meta-cinematografica/artistica e i riferimenti alla storia argentina (quasi casuali). È un Carlos Saura professionale quanto inerme, che affida il film alle mani d'oro del direttore della fotografia Vittorio Storaro, in forma smagliante, alla bravura dei ballerini/attori e alla magia del ballo, aggiungendo poco di suo. Del resto, è il genere musicale più celebre d'Argentina il vero protagonista: può essere un film bellissimo ed estremamente interessante per gli amanti del tango, ma che poco ha da dire a tutti gli altri. Candidato a un Oscar come miglior film straniero.