Il cavalier Torquato Pezzella (Totò), proprietario del negozio d'abbigliamenti omonimo, si vede arrivare una mattina il maresciallo della tributaria Topponi (Aldo Fabrizi). Dato lo stato ben oltre il limite dell'illegale dei suoi conti, sarà costretto a usare untuose tattiche di corruzione e di avvicinamento all'irreprensibile ufficiale. La tripletta Steno-Totò-Fabrizi è un marchio di garanzia. Il regista è uno dei migliori conoscitori del comico napoletano e tra quelli che meglio sa creargli intorno un contorno perfettamente rispondente al suo estro. L'accoppiata con Fabrizi, in particolare, sfruttando anche la frequentazione e il rispetto tra i due attori al di fuori del set, genera un meccanismo spassoso pur in una dinamica che inverte i ruoli consoni tra guitto e spalla. Ne I tartassati, infatti, il ruolo del vessato spetta a Totò più che a Fabrizi e le battute, spesso inventate al momento dal fruttuoso scambio tra i due istrioni, segnano più che altro la disperazione del primo di fronte all'autorità del secondo. Se poi il film scorre su binari abbastanza classici, inserendo nello scontro tra i due il più classico dei cliché (i giovani innamorati appartenenti a opposte famiglie) e risolvendosi con l'atteso lieto fine, al tempo stesso sposta il baricentro morale del personaggio-Totò (e della storia in generale) un po' più in là sulla linea morale, facendo di Pezzella il ribaldo istituzionalizzato dalla commedia all'italiana.