Peter Lenz (Eddie Constantine), capo di una potente società elettronica, vorrebbe rinnovare l'offerta dei congegni di sicurezza per computer. Si affida a dei terroristi berlinesi, i quali con le loro gesta criminali costringono inevitabilmente chi di dovere a proteggersi maggiormente, facendo lievitare i consumi.
Fassbinder tocca il tema del terrorismo senza troppa lucidità, ma non senza idee: La terza generazione sembra infatti un vero ipertesto, che si apre in modo indiscriminato alle sollecitazioni più varie, con generosità ma anche con qualche indigesto intellettualismo di troppo (Schopenhauer e Solaris di Tarkovskij declassati a citazioni volanti). Fassbinder non è Godard, dopotutto, anche se l'ha omaggiato spesso, soprattutto all'inizio della sua carriera. I media giocano un ruolo fondamentale, e rappresentano il fulcro del film, cosìcché anche l'essenza di questi terroristi di ultima generazione appare cannibalizzata dal tubo catodico, demiurgo che tutto regola e che tutto rende tanto inconsistente quanto problematico, preda degli immaginari e delle contraddizioni più disparate. E in questo mondo malato, il terrorismo stesso si declassa ad ambigua carnevalata a tratti rivoltante («Si finisce sempre per fare quel che ci disgusta, ne abbiamo bisogno»). I titoli di testa descrivono così il fim: «Una commedia in sei parti su giochi di società, tutta suspense, emozione e logica, crudeltà e pazzia, proprio come le fiabe che si raccontano ai bambini per rendere più tollerabile la vita che si conclude nella morte».