Dobbs (Humphrey Bogart) e Curtin (Tim Holt), due americani ridotti a vivere per strada in una città messicana, intraprendono la caccia all'oro sulle montagne della Sierra Madre, insieme a un anziano cercatore (Walter Huston). Tra fatiche, pericoli e attacchi da parte dei banditi, sarà l'avidità a infrangere i loro sogni di ricchezza.
Tratto dall'omonimo romanzo di B. Traven, è il film che conferma definitivamente il talento e la sensibilità che John Huston aveva già rivelato nella fulminante opera prima Il mistero del falco (1941), per poi smarrirsi momentaneamente tra la chiamata in guerra e un paio di pellicole non eccelse. Il fascino di quest'opera sta nella capacità di combinare l'avventura e una suggestiva ambientazione (fu uno dei primi film hollywoodiani a essere girati quasi totalmente fuori dagli Usa) con il fine approfondimento psicologico del suo straordinario terzetto di protagonisti (con un ottimo Bogart capace di smarcarsi dal ruolo dell'investigatore privato, finora cucitogli addosso). È un acutissimo saggio sul potere autodistruttivo della cupidigia umana e perfino una metafora del capitalismo più cieco, con un epilogo di geniale amarezza e crudeltà. Tre gli Oscar vinti: Huston ne ha conquistati due, per la regia e la splendida sceneggiatura non originale, mentre il terzo è andato al padre Walter, proclamato migliore attore non protagonista. Premio internazionale per il miglior commento musicale (Max Steiner) alla Mostra del Cinema di Venezia.