The Apprentice
The Apprentice
2024
Paesi
Canada, Irlanda, Usa, Danimarca
Generi
Biografico, Drammatico
Durata
120 min.
Formato
Colore
Regista
Ali Abbasi
Attori
Sebastian Stan
Jeremy Strong
Maria Bakalova
Martin Donovan
Emily Mitchell
Donald Trump (Sebastian Stan) è un giovane imprenditore carico di ambizione, che impara come muoversi all’interno dell’ambiente della finanza newyorkese dal controverso avvocato Roy Kohn (Jeremy Strong). Attraverso varie azioni che con la legalità non hanno molto a che fare, Trump riuscirà a realizzare il suo sogno di costruire un albergo di lusso nel cuore di Manhattan, ma sarà soltanto l’inizio di una vera e propria scalata al potere.
È un vero e proprio coming-of-age quello descritto da Ali Abbasi, regista iraniano naturalizzato danese che torna a realizzare una pellicola dal soggetto tutt’altro che semplice dopo Holy Spider (2022), film incentrato su un noto serial killer iraniano. Qui si parla di un altro “killer” – come ama descriversi lo stesso Trump nel corso del film – il cui percorso di formazione è con un mentore che gli insegnerà come il non avere scrupoli possa essere una modalità non solo di crescita professionale, ma anche un modo comunque adeguato per tutelare gli interessi degli Stati Uniti. Sta in questo gioco allegorico l’aspetto davvero interessante e decisivo di questo film che, più che un biopic, è soprattutto la storia di una relazione maestro-allievo, con tutte le conseguenze del caso. Abbasi si concentra sulle ombre più che sulle luci, descrivendo Trump come un narcisista amorale, privo di alcuna etica e che diventa così, di conseguenza, una riflessione su una certa America. Non è un caso che il film si apra con le parole di Nixon e, a seguire, venga mostrato l’apprendista, così da richiamare il bel titolo (identico anche al reality show condotto dallo stesso Trump). Non manca qualche semplificazione di troppo e alcuni passaggi sanno troppo di già visto nella gestione del rapporto tra i due personaggi principali, ma il film ha buon ritmo e regala alcuni spunti tutt’altro che banali sulla storia americana di due decenni, i Settanta e gli Ottanta. Ottima prova di Sebastian Stan in un ruolo, naturalmente, non facile. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
È un vero e proprio coming-of-age quello descritto da Ali Abbasi, regista iraniano naturalizzato danese che torna a realizzare una pellicola dal soggetto tutt’altro che semplice dopo Holy Spider (2022), film incentrato su un noto serial killer iraniano. Qui si parla di un altro “killer” – come ama descriversi lo stesso Trump nel corso del film – il cui percorso di formazione è con un mentore che gli insegnerà come il non avere scrupoli possa essere una modalità non solo di crescita professionale, ma anche un modo comunque adeguato per tutelare gli interessi degli Stati Uniti. Sta in questo gioco allegorico l’aspetto davvero interessante e decisivo di questo film che, più che un biopic, è soprattutto la storia di una relazione maestro-allievo, con tutte le conseguenze del caso. Abbasi si concentra sulle ombre più che sulle luci, descrivendo Trump come un narcisista amorale, privo di alcuna etica e che diventa così, di conseguenza, una riflessione su una certa America. Non è un caso che il film si apra con le parole di Nixon e, a seguire, venga mostrato l’apprendista, così da richiamare il bel titolo (identico anche al reality show condotto dallo stesso Trump). Non manca qualche semplificazione di troppo e alcuni passaggi sanno troppo di già visto nella gestione del rapporto tra i due personaggi principali, ma il film ha buon ritmo e regala alcuni spunti tutt’altro che banali sulla storia americana di due decenni, i Settanta e gli Ottanta. Ottima prova di Sebastian Stan in un ruolo, naturalmente, non facile. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
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